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| | Missione in Ulthuan | |
| | Autore | Messaggio |
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Il soldato Umano
Numero di messaggi : 208 Età : 33 Località : Pisa Data d'iscrizione : 17.01.08
| Titolo: Missione in Ulthuan Lun Feb 18, 2008 6:12 pm | |
| Less era sdraiato su una tavola di legno, in balia delle onde che, sospingendolo con gentilezza, lo conducevano verso riva. La notte era fredda, ma l’elfo, avvolto nel mantello nero, non ci faceva caso e continuava a ripercorrere mentalmente ogni fase della missione: si era imbarcato ed aveva lasciato le scogliere di Naggaroth alcuni giorni prima; la nave, evitando abilmente la flotta Asur di pattuglia alle coste, lo aveva portato in prossimità della grande Ulthuan. Era impossibile avvicinarsi alle sue spiagge, e tanto meno sbarcare, senza essere individuati dalle alte torri che giorno e notte sorvegliavano il mare. Less, ancora al largo, si era calato in mare su di una tavola che, grazie alle correnti veloci e al vento propizio, lo avrebbe portato a riva. La missione era rischiosa, ma necessaria: da mesi le flotte Druchii erano continuamente sconfitte sul mare; non appena veniva tentato un attacco alle navi Asur o un abbordaggio a qualche imbarcazione mercantile, subito le onde si gonfiavano, il vento soffiava contrario e la navigazione diventava impossibile. Voci sicure parlavano di una potente maga che, dall’alto di una torre, controllava il mare e, a suo piacimento, ne calmava le acque o ne scatenava la furia; era un’alleata formidabile per la flotta di Ulthuan e doveva essere eliminata. Less intravide sagome di alberi apparire nell’oscurità, i suoi occhi di elfo abituati alla notte potevano distinguere una sentinella a cento passi anche in una notte senza luna come quella. Si stava avvicinando alla spiaggia. Quando posò piede sulla sabbia fine ebbe un sussulto: quella era la prima missione in cui si trovava solo in un continente straniero, senza possibilità di essere recuperato dalla flotta di Naggaroth se non avesse raggiunto l’obbiettivo. Less si inoltrò in una macchia di alberi e si sedette contro un tronco per riprendere le forze dopo la traversata, gli occhi chiusi, ma i sensi attenti ad ogni minima vibrazione nell’aria. La notte era scesa da qualche ora, aveva tempo fino all’alba per raggiungere la torre ed uccidere la maga; al sorgere del sole la flotta di Naggaroth avrebbe tentato uno sbarco confidando nella morte della maga. Less nascose l’ampio mantello fradicio tra i cespugli, sarebbe stato solamente d’impaccio; controllò che rampino e faretra fossero al loro posto e si incamminò verso l’interno dell’isola. Procedendo tra gli alberi l’elfo notò come la vegetazione di Ulthuan fosse molto differente da quella a cui era abituato: arbusti verdeggianti colmi di bacche fiancheggiavano il suo cammino, fronde ombrose nascondevano le stelle; una atmosfera pacifica regnava in quella terra e sembrava ispirare quiete e armonia nel suo cuore. Less distolse la mente da quei pensieri: era un Druchii, un elfo di Naggaroth, un assassino addestrato nei più temuti templi di Khaine, non poteva lasciarsi distrarre da simili sciocchezze. L’elfo scostò una fronda e davanti ai suoi occhi si aprì un’ampia radura illuminata scarsamente dalle poche stelle visibili; ad una cinquantina di passi dal limitare della foresta sorgeva una costruzione quadrangolare sormontata da un’alta torre circolare, le bianche mura facilmente distinguibili nell’oscurità. La fortezza era imponente, ma dalle dimensioni piuttosto ridotte; probabilmente anche poco sorvegliata. Less si acquattò nel sottobosco ed attese. Dopo un attimo una sagoma apparve da destra sul camminamento che sormontava la struttura inferiore della fortezza, ne raggiunse il centro e scrutò nella notte; l’assassino iniziò a contare lentamente. La figura, arrivata al lato sinistro, svoltò l’angolo e svanì alla vista – trentatre, trentaquattro – un altro soldato comparve sugli spalti dalla destra. Ognuno dei quattro lati della fortezza era costantemente sorvegliato da una sentinella, quindi probabilmente quattro guardie in tutte. Cinquanta passi da percorrere fino alla torre non erano molti per l’assassino, ma giunto là avrebbe dovuto scalare le alte mura; istintivamente la sua mano sfiorò il rampino e la corda che portava attorno alla cintola. Less sapeva che, se avesse tentato di attraversare la radura, priva di nascondigli com’era, sarebbe stato facilmente individuato dalle sentinelle di ronda; ma non era questa la sua intenzione. L’assassino estrasse la piccola balestra che portava smontata all’interno della faretra dietro le spalle, unì i bracci alla struttura principale, mise in tensione la corda e inserì uno dei dardi. In quel momento una sentinella spuntò dal lato destro del camminamento, Less si inginocchiò per avere una base di tiro più stabile, sorreggendo la balestra con entrambe le mani la puntò nel mezzo degli spalti, tra un merlo e l’altro, l’occhio nel mirino. La sagoma raggiunse il centro delle mura e si voltò per controllare la radura antistante, quindi si accasciò al suolo: un dardo dalle penne nere conficcato nella fronte. L’assassino ricominciò a contare e scattò; mentre correva smontò la balestra e la ripose nella | |
| | | Il soldato Umano
Numero di messaggi : 208 Età : 33 Località : Pisa Data d'iscrizione : 17.01.08
| Titolo: Re: Missione in Ulthuan Lun Feb 18, 2008 6:12 pm | |
| faretra – nove, dieci – le sue gambe volavano tra l’erba alta; srotolò il rampino e la corda che portava attorno alla vita, raggiunse le mura e lo scagliò verso l’alto – diciannove, venti. Il rampino si agganciò alla merlatura, Less saggiò la corda, poi, rapido come un animale da preda, si inerpicò lungo la parete liscia. Quando posò piede sul camminamento, accanto al cadavere disteso della guardia, senza perdere un attimo estrasse la balestra, tese la corda, inserì un dardo e, con un movimento fluido, puntò l’arma verso l’angolo destro degli spalti – trentaquattro, trentacinque – un’altra sentinella apparve ed in un attimo cadde al suolo senza un gemito. Less recuperò il rampino, ricaricò l’arma e svoltò sull’altro lato della fortezza: in fondo al camminamento un elfo in armatura stava procedendo verso di lui; mirare e scagliare il dardo furono un gesto solo. La guardia si accasciò contro gli spalti, scivolò fra la merlatura e precipitò dalle mura; un tonfo metallico riecheggiò nella notte, dopo un istante passi veloci risuonarono dall’altro lato del camminamento e subito sbucarono dall’angolo tre elfi in armatura che si scagliarono contro l’assassino. Less ricaricò l’arma e mirò al guerriero con lo scudo istoriato che stava per portarsi un corno alle labbra, probabilmente un ufficiale, ma questi si scansò all’ultimo istante ed il dardo, mandato in frantumi lo strumento, colpì in pieno viso il soldato dietro di lui. Il Druchii lasciò cadere la balestra ed estrasse dai foderi due lunghi pugnali cosparsi di un liquido verde e denso. La seconda sentinella raggiunse l’assassino per prima e tentò un affondo con la lancia, Less evitò il colpo con abile maestria e di rimando conficcò una delle lame nella gola dell’aggressore; spinse con forza, finché sentì le vertebre del collo spezzarsi contro la punta dell’arma. L’ufficiale, scuro in volto, era di fronte all’assassino; lo scudo a protezione del viso, la spada stretta nella mano, pronto a colpire. L’Asur non si gettò contro Less con l’odio ancestrale che le due stirpi di elfi nutrivano l’una per l’altra, ma, fermo in posa difensiva, si rivolse all’elfo nerovestito: “Perché? Perché continuate ad uccidere le nostre genti, a depredare le nostre navi, a seminare il terrore nelle nostre terre? Perché ci odiate così tanto?” Il Druchii inarcò leggermente la fronte; sapeva che le parole profferte dall’elfo non erano frutto di un cuore tenero e pacifico, se Less fosse stato disarmato ed inerme l’Asur lo avrebbe certamente già ucciso senza pietà, ma dovute al terrore che attanagliava la mente dell’ufficiale. Less osservò il guerriero ora immobile di fronte a lui: il suo scudo recava l’effige di un grande drago marino, l’ufficiale proveniva probabilmente da un nobile casato delle terre di Lothern, il collo era protetto da una gorgiera d’argento ; il Druchii sorrise all’Asur, poi si scagliò contro di lui. Il suo affondo venne fermato dalla lama dell’avversario, che a sua volta cercò di colpire l’assassino con lo scudo; Less sfrecciò sulla sinistra, fece roteare il lungo pugnale e mozzò il polso destro dell’elfo. L’ufficiale cadde in ginocchio, abbandonò lo scudo e, stringendosi il braccio ferito con l’altra mano, continuò a mormorare “Perché?” finché il veleno, dalla ferita, si fece strada fino al cuore. Il Druchii rimase immobile ad osservare l’Asur contorcersi sulla pietra del camminamento; poi guardò verso l’alto: la maga si trovava certamente nella torre circolare che sormontava la fortezza. Less, rinfoderati i pugnali e recuperata la balestra, agganciò il rampino ad una grande finestra sopra di lui ed iniziò a salire lentamente, i piedi contro la parete liscia. La stanza era enorme, sicuramente occupava quasi completamente l’interno della torre; l’assassino scavalcò il davanzale in pietra ed entrò nella camera, a mala pena illuminata dalla luce delle stelle. Alla sua sinistra il muro era occupato da un gran numero di scaffali ricolmi di tomi e su una grande scrivania erano sparpagliati foglie pergamene; sulla destra un’enorme mappa raffigurante la parte settentrionale di Ulthuan era appesa alla parete: vi era indicata ogni torre di guardia presente sulla costa e perfino le correnti superficiali dell’oceano. Un enorme letto a baldacchino troneggiava in fondo alla stanza; un tendaggio sottile ne proteggeva il perimetro. Less si voltò verso la finestra: la notte era ancora fonda, ma nella fortezza un soldato insonne avrebbe potuto accorgersi della mancanza delle sentinelle e dare l’allarme. L’assassino estrasse un pugnale dal fodero ed avanzò nella semioscurità, si accostò al baldacchino e ne scostò i veli, rivelando una figura distesa. La maga era splendida: le lunghe chiome bionde scendevano fino sotto le lenzuola, che nascondevano un corpo esile e slanciato. Due trecce incorniciavano il viso e le candide gote, mentre le labbra sottili sussultavano nel sonno. Less rimase a contemplare a lungo l’elfa; il pugnale stretto nella mano. Gli tornarono in mente le ultime parole dell’ufficiale, “Perché?”; già, perché era giunto alla torre? Perché aveva eliminato le sentinelle e ora si trovava ala capezzale della maga? Perché era stato inviato ad uccidere quella gente? Perché non si potevano colmare le diversità tra i popoli, fermare le guerre, arrestare le faide e le morti? Perché Less trapassò la gola della maga con la lama senza provare alcuna emozione? Perché questo era il suo compito, questa la sua missione e perché nell’animo non c’è sentimento più naturale e più forte dell’odio. | |
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