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 Elona Von Kazo

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MessaggioTitolo: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 1:46 pm

Una volta le terre dei Von Kazo erano rigogliose come i campi della ricca Copher, le foreste cambiavano la veste con le stagioni, gli uomini zappavano la terra per piantare le sementi che crescevano al sole, davano i frutti, morivano e lasciavano la terra polverosa e pronta per essere coltivata ancora. Nei possedimenti dei Kazo la stagione della caccia al cervo era seguita dalle giostre d’armi, i pregiati funghi autunnali venivano seccati per essere cotti nella Festa d’Inverno e le campane annunciavano soltanto le unioni dei nobili.
Ora la carrozza della contessa di Von Kazo correva su strade polverose assediate dai lupi e dagli sciacalli. Gli alberi spogli e le case diroccate erano le cicatrici di una lunga guerra. Il serpente marrone della strada che conduceva al castello strisciava tra i campi grigi e in alto le nubi scure sembravano essere incollate all’orizzonte, il fumo dei tetti bruciati non si diradava mai e una nebbia maleodorante saliva dalle paludi adibite a fosse comuni.
La contessa di Von Kazo aveva mani piccole e delicate e un viso ovale un tempo coronato da splendidi capelli chiari come il sole; adesso non erano meno belli ma avevano assunto la tinta pallida delle stelle. Elona Von Kazo scostava le tende con delicatezza guardando le rovine che scorrevano attorno a lei. Un gatto dal muricciolo del cimitero smise di leccarsi per guardarla passare, una piccola famiglia di ratti attraversò veloce la strada disturbata dai tuoni degli zoccoli.
Il castello dei Von Kazo era ancora più buio della notte stessa. Il nero sembrava inghiottire lo sguardo e fissandolo ci si sentiva ciechi; le piante nascevano e morivano ogni giorno attaccandosi ai grandi massi della facciata dando l’impressione di vedere un cimitero verticale. Il portone era l’unico occhio marrone nella pietra nera: un grosso battente d’ottone lucido era l’unico segno di vita. Quando la contessa scese a terra, il portone si aprì dall’interno lasciando appena fuoriuscire uno spiraglio di luce.
Un basso maggiordomo accolse la contessa: aveva due occhi di vetro e la testa piegata di lato per ascoltare dall’unico orecchio che gli era rimasto sano, sopravvissuto ai combattimenti su quella terra. Era emaciato e grigio con un’espressione di tristezza scolpita per sempre sulla pelle del viso, l’unica anima in grado di vivere in quell’orrore, l’unica persona che poteva ancora servire il suo signore nonostante il futuro di desolazione promesso da quelle terre.
“Chi è che chiede ospitalità al conte di Von Kazo?” chiese il maggiordomo cieco.
“Sono la contessa Elona, vecchio Josef, è bastato un mese per farti dimenticare la tua padrona?”
“Contessa, mi perdoni, sono commosso. Benvenuta, anzi, bentornata” Il vecchio si profuse in quello che era l’ombra di un inchino malriuscito.
“Il conte ha sentito tanto la sua mancanza contessa. Chiedeva di lei ogni giorno. Oh, quanto mi rallegro”
“Smettila di ciarlare, portami da lui Josef”
“Subito, contessa”
Josef chiuse la porta e cercò la parete con le dita mentre la torcia gli tremava dall’emozione. Le lunghe unghie sporche si aggrappavano con sicurezza alla roccia guidando il suo cammino. Mentre attraversava le stanze della sua giovinezza Elona sentiva crescere l’odio e la frustrazione: la sua bellezza scultorea che aveva fatto impazzire i nobili di tutta la regione era costretta a implorare attenzione. Il maledetto, bellissimo, invincibile conte di Von Kazo fuggiva dal letto coniugale da più di cinque mesi. Elona si domandava se esistesse una contadinotta, una sgualdrina che potesse competere con il suo fascino aristocratico, con la perfezione della sua pelle, con la maliziosa leziosità delle sue labbra.
Non si sarebbe ridotta a fare l’amante del duca Osman o di quel dongiovanni del conte di Schoni, nobili fieri soltanto del numero di donne che si portavano nel letto o dell’araldica delle loro conquiste e niente a che vedere con l’onore e la forza del casato dei Von Kazo. Eriglon Von Kazo che aveva combattuto per tre mesi davanti all’assediata Rumàs, che era sopravvissuto alla caduta della città e aveva spostato le sue difese nel Copher, che aveva sollevato i contadini contro gli invasori fino a portarli alla vittoria. Il signore del fuoco e della morte che tutti guardavano con timore, l’iroso e giusto conte che tutti desideravano eguagliare o sconfiggere non l’amava e questo lo avrebbe potuto sopportare, ma la cosa che la rendeva pazza era che non la desiderasse.
Da tempo il conte la guardava con una silenziosa rassegnazione senza dirle una parola, dormiva nelle stanze degli ospiti cambiando letto ogni notte perché lei non potesse trovarlo, Elona, la contessa invidiata da tutti per la sua bellezza che girava semi nuda per il castello come un fantasma, aprendo le porte come una ladra e origliando per sentire il respiro dell’uomo che non la desiderava più. Un giorno di tanti mesi prima Eriglon Von Kazo aveva toccato la pietra fredda sotto al suo trono e poi aveva messo la mano sul suo seno, non sentendo nessuna differenza tra il terreno che pestava e il petto della sua consorte.
Elona entrò nella sala da pranzo e vide il conte Eriglon Von Kazo dormire con le mani conserti e il capo leggermente piegato alla sommità di una lunga tavola di legno. La cena che il vecchio Josef aveva preparato per lui gli aveva dato un leggero torpore e ora russava sommessamente. O meglio faceva finta di dormire. Faceva finta di essere assopito. L’inganno serviva per Josef che sentendo il suo respiro gli aveva coperto con affetto le spalle ma Elona fissava trepidante gli occhi aperti del conte di Von Kazo che sprizzavano fuoco dalle iridi amaranto.
Josef lo riscosse leggermente e gli sussurrò:
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 1:47 pm

“Signore, la contessa è venuta a trovarla, ha detto che si fermerà qui molto, non saremo più soli signore”.
Eriglon fece finta di riscuotersi e si dette del tempo per assimilare le parole. Guardava Elona senza alcuna pietà mentre il vecchio pareva preda di una felice illusione.
“Josef, lasciaci pure” gli ordinò la contessa ma Eriglon lo fermò:
“Non te ne andare per cortesia, rimani Josef”
Elona fece una smorfia ma non ribatté nulla. Era venuta per implorare, per chiedere di essere riammessa alla presenza del conte, per vivere ancora insieme. Era pronta a fare qualsiasi cosa per lui purché la loro separazione finisse. Lasciò cadere il lungo mantello che le copriva le vesti. Le spalle nude erano perfette e la contessa le allargò mostrando con voluttuosità il petto. Si avvicinò al suo signore premendogli il corpo contro e sussurrandogli all’orecchio:
“E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta che siamo stati insieme, non fare rimanere il vecchio, potremmo trovare qualcosa da fare che lo imbarazzerebbe”. Il suo viso esprimeva una calcolata innocenza, il suo ovale da bambina e i grandi occhi marroni sembravano quelli di un cerbiatto ma il suo corpo li contraddiceva in maniera eccitante, il collo fine e teso, il corpetto che esaltava più che nascondere il seno, i piedi scoperti che avevano lasciato le scarpette poco distante.
Il conte era intorpidito e lei gli si adagiava sempre più stretta, lo esplorava con le sue mani perfette, gli stuzzicava i bottoni e lisciava il velluto del gilè. Aspettava un suo cenno senza parlare, incerta in maniera filiale. Attorcigliava il dito tra i riccioli neri del conte e continuava a sfiorarlo dolcemente con tutta la sua essenza, accarezzandogli tutto il corpo con i propri seni mentre si distendeva lentamente in terra, prendendolo per le mani per farlo scendere dalla seggiola. Lui si alzò in piedi tremando mentre fissava quel corpo supino sulla pietra fredda, la gonna alzata fino al ginocchio, il petto che si gonfiava e gli occhi che scintillavano di desiderio.
Ma le gote di lei erano ancora bianche e fredde come il marmo, il cuore non riusciva a pompare il sangue, il respiro affannoso era una patetica pantomima. Eriglon la guardò con la paura di un uomo che fissa un grosso cane rabbioso scodinzolargli davanti:
“Tu. Mi ripugni”
L’aria si immobilizzò all’improvviso. L’incanto dell’intimità si spezzò di colpo e tutto l’odore di morte e di rovina ricomparì, la luce che sembrava emanare la pelle di alabastro di Elona si oscurò e il buio tornò a essere illuminato solamente dalla torcia del vecchio Josef. In quell’istante Elona capì di essersi illusa: non sarebbe mai dovuta tornare. Mai. Ma ora che era qui non sarebbe uscita come una puttana, come una disonesta. L’umiliazione crebbe violenta in lei, la vergogna che non poteva comparire nelle sue guance si trasformò in una rabbia silenziosa che le esplose il petto.
Le costole si spalancarono come una gabbia rotta senza che una sola goccia di sangue venisse versata, il cuore come una rosa nera seccata prima di schiudersi era adagiato su due polmoni grigi e butterati. Le sue belle spalle nude si lacerarono e sotto le scapole uscirono due grandi arti marroni, i muscoli prefetti delle gambe si divisero per lasciar passare due grosse zampe artigliate e il dolce viso da cerbiatto si schiacciò come quello di un pipistrello. I capelli d’argento si allungarono su tutto il corpo e una folta peluria grigia andò a coprire la bestia alata che una volta era Elona.
Il conte si ritrasse davanti alla creatura da incubo. Il mostro conficcò gli artigli nella pietra e spiccò un balzo verso di lui. Il grido di dolore riecheggiò perfino negli angoli più remoti del castello, la morte che colpiva veloce si nutriva dell’intensità di quel dolore. Elona strappò il corpo in tre pezzi buttando gambe e braccia negli angoli e reggendo tra le zanne il busto senza vita del povero Josef.
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 1:47 pm

Eriglon camminava a ritroso verso la porta fissando la creatura negli occhi. Mentre il mostro sbuffava dalle possenti narici Eriglon afferrò la maniglia della porta ma non riuscì a spalancarla: con un solo balzo il mostro gli era piombato addosso mentre le ali stendevano lunghe ombre sulla sua preda. Elona catturò il conte avvolgendolo tra le sue membrane e si preparò a divorarlo famelica ma le sue zanne non riuscirono a mordere.
Eriglon afferrò la testa del mostro con una mano mentre la bestia incredula non riusciva a divincolarsi e con uno sforzo sovrumano la scagliò in aria. Il mostro planò poco lontano prendendo le distanze mentre il conte si rimise in piedi con noncuranza. Faceva intendere che non avrebbe combattuto ma altrettanto non si sarebbe lasciato divorare.
“Elona, il nostro tempo è finito. Vattene e non cercare mai più di riottenere la tua vita mortale”
Il mostro sperava che il conte parlasse ancora ma quando capì che non avrebbe aggiunto altro gridò con rabbia saltando fuori dalla finestra e fuggendo dal castello. Eriglon la seguì con lo sguardo finché una luce non attrasse la sua attenzione: una lunga processione di torce stava attraversando le sue terre. La cieca ambizione degli inquisitori imperiali portava quegli umani ancora una vola in quella landa flagellata. Eriglon raccolse i resti del suo ultimo servitore mortale, l’ultimo uomo sulla terra che avesse nutrito del puro affetto per lui. Ricompose il corpo deturpato di Josef accostandone gli arti e resistendo al calore del suo sangue ancora lucido come una gemma.
Impiegò del tempo per dare alla salma l’aspetto che una volta avrebbe considerato decoroso per un funerale umano, stracciò un araldo di famiglia e lo bendò stretto per dare l’impressione che fosse ancora intero. Gli mise uno dei vestiti che non avrebbe mai più indossato e fece il risvolto alle maniche e ai calzoni. Alla fine lo prese delicatamente e lo adagiò sul proprio giaciglio: ora poteva ancora illudersi che stesse dormendo, fino alla mattina successiva. Dopo averlo fissato spalancò la finestra per occuparsi degli inquisitori.
Spiccò un balzo nella notte dividendosi in tredici grossi pipistrelli che fendevano l’aria come frecce. Raggiunse il corteo proprio accanto al vecchio cimitero e si ricompose sopra al muretto dove prima un gatto nero aveva salutato Elona. La folla era sovreccitata e assetata di morte, lo attaccarono subito disordinatamente ma quei bifolchi erano alla stregua di formiche per lui, senza estrarre neanche la spada li scacciava a manate come scostando delle spighe di grano. Quando la prima ondata di morti impedì il passaggio, la folla iniziò a riprendere il controllo e a tremare dalla paura. In quel momento comparve l’inquisitore.
Spuntò dalle retrovie come un fuoco fatuo emerge dalla nebbia. Aveva con sé tre portatori che tenevano grosse scatole sulla schiena. Le adagiarono sul terreno tra il loro padrone e il conte Eriglon. L’inquisitore non badava a nessuno tranne che al conte e lo fissava spavaldo sotto i paramenti clericali e il grande copricapo rosso di Sigmar. Quando era in vita Eriglon odiava quei lunghi confronti silenziosi, il tempo sembrava passare inutilmente diventando fatale per quanti contavano sul suo aiuto ma ora si era dimenticato come si misurasse il trascorrere delle ore. L’unica cosa che percepiva era l’essenza del momento.
Quando decise che l’inquisitore non valeva l’oro che indossava semplicemente si dissolse nel suo nugolo di pipistrelli e spiccò il volo verso il suo castello ma in quel momento l’umano fu più veloce di lui e aprendo la prima scatola estrasse una grossa
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 1:47 pm

campana con un batacchio: colpì con tutta la sua forza il bronzo facendo vibrare l’aria tutta attorno. I pipistrelli tremarono e perdettero quota. L’inquisitore sferzò ancora un altro colpo e gli animali si raggrupparono velocemente sul terreno mentre Eriglon tornava ad assumere sembianze umane. Non c’era possibilità di fuga da quell’uomo, sembrava dopotutto che valesse di più di quanto il conte pensava.
“Non ti è concesso andartene e non ti è concesso esistere qui. La tua presenza senza vita è un insulto alla terra stessa. Ti è concesso redimerti per i tuoi peccati e accettare l’oblio con serenità”
In riposta Eriglon estrasse la spada, la lunga sciabola con cui avevano combattuto i suoi avi fino alla morte, lui ci avrebbe combattuto anche oltre. Il conte si avventò senza preavviso sul suo avversario, il martello di Sigmar si alzò nell’aria per parare l’affondo. L’umano rispondeva colpo su colpo sorretto dal volere di Sigmar, il martello luminoso come una stella cometa che parava e colpiva. Il conte combatteva divertito ma senza furia sanguinaria. Quando il combattimento gli venne a noia e sarebbe stato chiaro che l’inquisitore avrebbe finito le forze il conte spiccò un balzo verso la folla e la disperse ancora più lontano dopodiché piantò l’arma nel terreno e guardò fisso l’uomo:
“Le anime che voi stessi avete gettato negli inferi ora torneranno per portarvi con voi come gli uomini che affogano trascinano a morte i compagni”
Detto questo la terra venne scossa da un forte terremoto e la luce delle fiaccole si attenuò come assopita, la polvere si fece colore del sangue e grosse spaccature si aprirono nel suolo. Come aveva detto il conte le mani dei morti si protesero dal terreno e i corpi uscirono dalle viscere della terra come vermi da un cadavere. Ma l’inquisitore aprì la seconda scatola ed estrasse la Parola di Sigmar. Il grosso libro si animò di vita propria infondendo nuove forze all’inquisitore: lo spirito di Sigmar lo pervase come fosse il fuoco di un braciere. I morti ricaddero nelle loro fosse e l’oscurità si dissolse. L’inquisitore afferrò l’ultima scatola e si fece avanti per fronteggiare il vampiro:
“I paramenti di empietà che contraddistinguono la mia carica non mi permettono di darti perdono: il maglio purificatore di Sigmar ti rispedirà nella luce vera. Ora assapora il tuo destino nel volto che rivedrai per l’ultima volta”
Così dicendo aprì l’ultima scatola e ne estrasse la testa mozzata di Elona. Le sue sembianza erano tornate umane e il volto sembrava tristemente sereno. I capelli ora erano grigi e finalmente senza vita, gli occhi erano stati chiusi in un ultimo ipocrita atto di compassione.
Eriglon fissò il volto che una volta, quando ne era stato capace, aveva amato ma ora sorrise di amarezza al dolore che non sentiva, al dispiacere che non lo toccava, al nulla completo che quella immagine gli aveva trasmesso. Soltanto una piccola scintilla di furia ricordava il suo passato umano: il desiderio che sentiva di voler uccidere quell’insignificante essere vivente.
Sfoderò la sciabola ancora una volta. Il martello di Sigmar calò su di lui ma lo deviò con agilità, rispose con ferocia bloccato dalla Parola dell’inquisitore, il combattimento si rivelava incerto ma Eriglon era già morto in quella battaglia e conosceva già come affrontare la morte. Il martello di Sigmar lo colpì trapassandogli il petto e il conte ne approfittò per bloccare dentro di sé il braccio dell’inquisitore, lo tenne stretto come un pesce che si dibatte in attesa di essere decapitato e affondò la spada con tutta la sua furia nel corpo dell’uomo ma la propria forza come una molla lo scaraventò lontano dal combattente. L’inquisitore brillava nella corazza nascosta dai paramenti clericali: la forgia di Sigmar lo rendeva immune a ogni lama proveniente da questo mondo.
“Così finisce la tua storia. Rapida e senza altro dolore sarà la giustizia di Sigmar”
L’inquisitore alzò il martello sopra la propria testa: “Ti vieto di esistere!”
Ma la sua mano cadde a terra mozzata di netto insieme al proprio martello ancora fumante di potere. Elona aveva tagliato con un morso il polso dell’inquisitore e la sua testa mozzata rideva guardando la faccia incredula del sigmarita. Eriglon non lo lasciò pensare e con un colpo feroce gli strappò il libro dalle mani. Resolo inerte afferrò a mani nude il collo dell’inquisitore sentendolo cedere come il collo di un pollo sotto la sua stretta. In meno di un secondo il suo pugno era completamente serrato mentre la testa del sigmarita penzolava come uno strano pallone.
La folla in attesa riacquistò il suo genuino e profondissimo terrore. Si dispersero prima ancora che il corpo dell’inquisitore fosse caracollato a terra. Il conte raccolse la testa sorridente di Elona e insieme cercarono il suo corpo; quando lo ritrovarono tornarono al castello. Eriglon impiegò l’intero mese per ridarle le forze. Mentre lei riposava lui si curava delle piccole mansioni che erano state di Josef. Il fedele maggiordomo ora riposava nella cripta della famiglia. La nuova stagione entrava in punta di piedi e qualche volpe tornava a cacciare nella zona, qualche albero sembrava recuperare il proprio verde.
La carrozza della contessa fece molti viaggi per portare il necessario al castello dei Von Kazo. Quando Elona si affacciò dalla finestra della loro camera la sua dimora sembrava la stessa di quaranta anni prima. Una vuota, immensa casa delle bambole, preziosa e senza vita. Tranne per la loro esistenza.
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 2:21 pm

ribadisco la mia idea che scrivere i bg di proprio pugno e con la propria fantasia è molto meglio che fare "copia & incolla" dall'orco nero...
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 2:25 pm

ma scusa che ti importa se lo fa conoscere a + persone non mi pare che lo spaccia per suo
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 2:33 pm

ho solo espresso la mia opinione che potete benissimo condividere come no... non l'ho accusato di niente...
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitimeSab Mar 08, 2008 2:38 pm

no non avevo voglia di polemizzare è solo che non capisco cos'è che non ti piace oche ti da fastidio. cioè sono d'accordo anche io è meglio scrivere di proprio pugno, ma per chi non è capace come me ciò è difficile e non impossibile (thanquol mi è testimone) e cmq mi pare che lui sta solo rendendo pubblico un bel lavoro.
io chiuderei qui che poi andiamo ot
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MessaggioTitolo: Re: Elona Von Kazo   Elona Von Kazo Icon_minitime

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