Fino all'ultimo respiro...
Arrivano…
Qualcosa… c’è qualcosa all’orizzonte, c’è uno strano rumore…
Non è il rumore delle onde che si schiantano contro le chiglie splendenti della flotta…
Non è il rumore della schiuma che accarezza i bordi delle navi…
È un verso… un verso lontano, anzi molti versi… che si confondono e si intrecciano nella brezza del mattino; un verso strano… non che non esista qualcosa di normale nel mondo di Warhammer, ma questo verso… non era solo il verso di un animale bensì quasi un avvertimento…
Le due sentinelle lo avevano sentito, eppure non si erano allarmate; sono comuni le creature che vivono nello sconfinato e profondo oceano… ma questa creatura,…
Un lamento di morte… era una tortura ascoltarlo… e si avvicinava sempre di più, e man mano che il rumore cresceva sembrava più confuso… e spaventoso…
E in poche ore il rumore era diventato assordante e non dava segni di volerla finire…
Non si trattava di un semplice verso di una creatura, era piuttosto un segno che presto sarebbe successo qualcosa di grande e che una nuova pagina sarebbe stata scritta nella storia del mondo… - “Non mi piace, non mi è mai piaciuto niente di quest’isola maledetta, prima i corvi, e ora questo verso…”.
La sentinella più giovane tremava, non solo per il vento gelido, ma anche per il fatto che non avrebbe potuto fare niente se un mostro marino li avesse attaccati.
-“deve essere qualche aberrazione della natura che sta rantolando…”
La sentinella più esperta aveva un’espressione tranquilla, ma dentro di se covava uno strano senso di ansia e paura..
“Vorrei crederti” disse il secondo, che era ben più agitato “non a caso aberrazioni della natura si avvicinano alla nostra costa, ben che meno alla nostra isola, tu lo sai, non è un isola qualunque”
“Vedrai che passerà presto…” La sentinella più esperta volle tranquillizzare il giovane, ma d’altro canto anche lei non era tranquilla, dato che nei suoi 30 anni di servizio non aveva mai notato un essere così… bè strano sarebbe una parola senza senso nel mondo di Warhammer ma poteva definirsi… diversa, diversa da tutto ciò che era nell’ordine della normalità in questo Mondo stravagante…
Entrambe le sentinelle speravano, ogni secondo di più, che il verso tremendo finisse e che scomparisse all’orizzonte
Ma così non fu…
“questo verso continua ad aumentare, non è no… ma cos’è?...” Gli occhi delle sentinelle vennero inondate da un valanga di paura e timori… “Cosa diavolo è!!!!”…“Io non lo so… assomiglia ad un castello” … “ mi prendo in giro, un castello in mezzo all’oceano che si muove minacciosamente verso di noi ed emette un ruggito”… il cuore della prima sentinella si restrinse… “Prepara la scialuppa… ho capito cos’è….
Nella sua oscura camera, adornata da macabri trofei e armi letali, il capitano aspettava, e guardava…
Osservava qualcosa di bellissimo… una bellissima isola, un paradiso…
E per questo doveva essere distrutta… i suoi genitori gli avevano parlato poco dell’isola… distruggila nient’altro, anche il suo comandante gli aveva riferito la stessa cosa… distruggila.
Il suo comandante era il suo idolo, il suo leader, colui che avrebbe seguito fino alala fine, era estremamente devoto a lui, e gli aveva dato un solo obbiettivo. Si ricordava le sue parole tremanti e inquietanti Sfidalo, guadagna tempo, sopravvivi il più possibile e alla fine io tornerò e gli sferrerò il colpo di grazia, e allora nessuno potrà fermare il mio piano…
Non aveva compreso le sue parole: solo il suo obbiettivo, che era uccidere lui, colui che più odiava il suo padrone…
Improvvisamente entrò il tenente, interrompendo il flusso di pensieri che attraversavano la mente del capitano. Chiunque entrava in quella camera notava che c’era qualcosa che non andava, qualcosa nell’aria che tremava, odore di… paura…
Il tenente avvertì il capitano che presto sarebbero giunti a destinazione, ma sembrava che il capitano non stesse ascoltando, che non prestasse attenzione, e imperterrito guardò ancora dalla finestra…
Il tenente lasciò la stanza e non richiuse la porta in modo da far entrare un po’ di brezza marina nella stanza tetra e spettrale. E il capitano guardava ancora lì… immerso in chissà quali pensieri, e con troppe domande che tormentavano la sua mente. Rimase lì a scrutare l’isola tanto agognata; adesso la vedeva, non era più in bocca alle parole dei suoi amici o dei suoi parenti, era lì, era bellissima “e deve essere nostra” pronunciò con grande orgoglio pensando alle promesse che il suo padrone il suo dio gli avevano assicurato. La porta si chiuse lentamente e la stanza si fece ancor più silenziosa e buia, e l’aria caotica e silenziosa si fece più intensa, sussurri indistinti la inondavano e riempivano di promesse di gloria l’anima nera del capitano…
“Devo parlare con sua eccellenza, si tratta di un terribile avvistamento di un mostro marino” la sentinella era ancora sconvolta e la sua preoccupazione non si leggeva solo sul viso, ma nelle sue parole… parole che non erano di un impavido elfo, ma quasi di un bambino smarrito in strada…
Anche il servitore del re, aveva notato grande sgomento nelle sue parole, e se quello che stava affermando era vero probabilmente c’era da preoccuparsi…“Mio re fenice, un soldato vuole parlarle, afferma che è una cosa molto urgente”…
Finubar diede un breve cenno di mano e fece entrare la sentinella… il suo viso ricadeva stanco e ricurvo sulla scrivania, ricoperta da mappe e lettere, gli occhi erano tristi e bui e il respiro era affaticato… non era lo stesso Finubar di sempre; non era un re poderoso, che guidava i suoi uomini in battaglia, era un re che passava ore e ore sopra a documenti e passava le sue giornate dall’altro capo del mondo a stringere alleanze… si vedeva subito che lui più di tutti si sentiva oppresso dal compito che gli era stato affidato da Bel-Hathor… Lui non voleva il titolo di Re, e non l’avrebbe mai voluto, fu costretto ad accettare, ma non dagli altri nobili, ma bensì dalla sua coscienza; sapeva benissimo che non poteva sottrarsi agli eventi che avevano sconvolto il mondo, gli elfi avevano bisogno di qualcuno in cui credere e una causa da difendere e sembrava che solo Finubar potesse fornirgliela; sembrava che solo Finubar potesse ridare agli elfi una nuova età dell’oro. Ora anche lui era dubbioso, come tutto il popolo, nonostante le sue azioni che avevano giovato Ulthuan: aveva stretto alleanze con gli uomini, aveva portato ricchezze nelle casse dello stato, aveva rinforzato l’esercito e la flotta, ma ormai sembrava che la sua era fosse finita, o meglio, lui lo sentiva; sentiva che ormai il suo tempo era finito e che servisse qualcuno di più forte di lui che fosse in grado di riscrivere la storia degli elfi…
“Sua eccellenza” iniziò il soldato “ho un annuncio urgente da farle: ieri ho visto un castello, sorretto da un mostro marino, di fronte all’oceano dell’isola Maledetta, temo che possa significare che presto ci sarà un invasione”
Finubar non rispose, rimase seduto immobile sulla sedia, ascoltava le sue parole come se le avesse già sentite migliaia di volte…
Ci fu un attimo di silenzio e lentamente Finubar si alzò; il suo sguardo era cupo, ma apparentemente calmo “ Purtroppo devo dirti che non è la prima arca maledetta che vediamo, ne abbiamo avvistate molte, e sto facendo il possibile per rinforzare le difese della costa” “ Ma l’Isola Maledetta è…” “ADESSO BASTA! IO SONO IL RE FENICE E NON PRENDO ORDINI DA UN MISERIO SOLDATO, STO FACENDO IL POSSIBILE PER CERCARE DI SALVARE QUESTA DANNATA ISOLA MALEDETTA E NESSUNO CHE CAPISCE QUANTO IO STIA FATICANDO!” Il suo tono fu aspro e irrequieto, ma si calmò subito e cadde a peso morto sulla sedia… “sono stanco, non ce la faccio più..” mormorò tra se e se, poi ordinò al soldato di prendere congedo… Anche il soldato lo aveva capito, Finubar non sarebbe riuscito a fermare l’invasione; e mentre usciva dal palazzo sperò che questo fosse solo un orribile incubo… presto sarebbe accaduto il peggio, e lui doveva essere in prima fila a combatterlo…
“Chiamate Tyron” ordinò il re “ e ditegli che è urgente…” Il servitore aveva ricevuto conferma ai suoi sospetti; stava per succedere qualcosa, qualcosa di grande… solo il tempo poteva dire se si sarebbe trattato di qualcosa di buono o di malvagio…
Nonostante il palazzo reale sembrasse un luogo desolato e triste, il campo d’addestramento che si estendeva al suo esterno era tutt’altro: le urla dei giovani che si allenavano con la spada creando un sottofondo quasi allietante, anche perché nel campo c’era una strana aria di pace e tranquillità.
“Devi tenere sempre la spada in allerta di fronte al petto altrimenti il nemico può sfoderarti un attacco dove sei vulnerabile, per esempio sotto le ascelle… sei un bravo ragazzo Ilthin” disse Tyron con un certo tono rassicurante; in fatto di morale lui era il migliore; gli venivano affidate le compagnie di reclute più deboli, così che loro potessero essere incoraggiate dalle sue azioni, e pochi anni dopo le reclute erano diventate dei veterani. “Tyron, sua maestà vuole parlarle, è molto urgente” “Digli che arrivo subito”. Tyron era molto calmo; non era solo il suo carattere ma ormai sapeva che quando il re lo chiamava voleva dire che si voleva consultare su una campagna militare o l’apertura a nuove alleanze, infatti negli ultimi tempi il Re aveva fatto di Tyron quasi il suo consigliere personale, dato che non prendeva una minima decisione senza che lui approvasse.
Tyron entrò ma capì subito la gravità della situazione. Finubar non era nel suo ufficio, ma seduto sul trono, senza guardie ed era chino su una spada; in quel momento il silenzio divampò nell’enorme edificio, e la luce che penetrava dalle alte finestre sia affievolì. Tyron avanzò lentamente e rimase in contemplazione del Re, e poco dopo iniziò a parlare:
“Tyron, ti ho sempre considerato come un figlio, un allievo, ma adesso capisco benissimo che i nostri ruoli si sono invertiti; io mi fido di te, e so che sei un elfo saggio, saggio quanto l’elfo che portò prima di me questa spada e questa corona” Tyron non vide la corona, poi la scorse, era alla base del trono, quasi dimenticata… “Tu più di chiunque altro sai bene che le nostre speranze di vittoria sono ben poche ormai… una flotta di elfi oscuri sta tornando qui per reclamare la nostra isola, una volta per tutte. Si esattamente, a capo di questa armata c’è… Malekith… e io Tyron non posso fermarlo… Ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità per salvare questa isola, ma non basta. Vedi, Bel-Hathor, il saggio re che mi scelse, sbagliò; non sono io che salverò gli elfi; non sarò io che condurrò la nostra isola ad un nuovo periodo di splendore. Non posso continuare a tenere il peso di questa corona, e chi meglio di te può riuscirci?”.
Tyron impallidì, non poteva credere che un re elfico, prima della sua morte cedesse a un soldato la corona quando egli stesso era ancora in vita. Perché proprio lui? Che cosa aveva più degli altri? Una lontana discendenza da Aenarion? Era confuso. Non voleva il trono, non aveva mai ambito il potere ma ora sembrava costretto ad accettarlo. O lo accettava o tutto sarebbe finito…
“Io ho sempre creduto che gli dei ci aiutassero, ma adesso mi sono reso conto che il dio Asuryan che tutti noi adoriamo è sempre stato tra noi, sei tu, tu sei Aenarion rinato, tu porti la sua armatura, sei il suo prescelto, il prescelto di Aenarion, che secoli or sono ha impugnato la spada di Khaine e ha ucciso i demoni del caos uno ad uno, e ha salvato la nostra patria… ed ora è tornato, ce l’ho davanti agli occhi, solo tu puoi portare il fardello della corona in battaglia e uscirne vivo, solo tu puoi fermare e distruggere per sempre Malekith, tu e nessun altro…presto abdicherò in favore tuo, e fra pochi giorni sarà scritta una nuova pagina nella storia degli Alti Elfi; salvaci Tyron, solo tu puoi farlo…”
Rimasero entrambi immobili, e non parlò più nessuno per ore, rimasero a pensare…
A Tyron gelava il sangue. Presto non sarebbe più esistito nessun Re Finubar, presto sarebbe nato Re Tyron, l’unico che poteva salvare il destino degli elfi e il mondo di Warhammer… Lui avrebbe detto di no, ma in cuor suo sapeva che se era l’unico modo per fermare il male non poteva sottrarsi al fato che gli si poneva contro…
Tuttavia c’era un'altra cosa che lo spaventava a morte: Malekith, quel nome repellente, che tutti gli elfi alti disprezzavano, ma erano parenti. Il sangue che scorreva nelle vene di Tyron era lo stesso dello stregone, sangue più puro, certo, ma pur sempre lo stesso. E se l’incarnazione del male stava venendo a Ulthuan era perché il suo scopo era di uccidere il re Fenice e di prendere la sua corona.
“ Se sta venendo qui vuol dire che avremo a che fare con un esercito inarrestabile, forse Teclis sa come fermarlo…”
Tyron si mise subito in viaggio verso la torre di Hoeth; Malhandir, il suo prode destriero, divenne tutt’uno con il vento e sotto di lui la terra tremava tanta era la sua velocità e la sua possanza. E poi la vide, Tyron alzò gli occhi in cielo e la vide… la torre dei maghi di Hoeth, ove all’interno si custodivano i più preziosi segreti magici non solo della cultura elfica; la sua struttura slanciata era di un bianco candido che si confondeva con le nuvole che sostavano sopra di lei…Migliaia di maghi e di guerrieri vivevano in quella leggendaria torre e si allenavano giorno e notte per sconfiggere chiunque ostacolasse gli alti elfi, e non avrebbero avuto pace finché ogni male sarebbe stato annientato e distrutto…
Tyron entrò nella torre, e fu ammaliato, dall’abilità degli ingegneri che l’avevano progettata…
Dall’esterno la torre sembrava quasi irreale, e si fondeva tra la nebbia circostante, ma dall’interno era tutta un'altra cosa…
Gli infiniti corridoi si estendevano a spirale e lentamente salivano fino alla sommità della torre; ai margini di questi corridoi vi erano grandi statue dorate che ricordavano gli dei elfici, accostate a opere d’arte e ad arazzi, che ogni tanto lasciavano posto a torce di fuoco blu che scoppiettava nella notte creando un ambiente di pace e tranquillità…
Anche il pavimento era ben curato, era ricoperto da un tappeto rosso con ai margini della filigrana di seta dorata, che ogni metro prendeva la forma di una runa, che veniva calpestata dagli innumerevoli maghi che passavano… Tyron si dimenticò perché era venuto qui, non era mai entrato nella torre e ora la sua attenzione era catturata dalla imponente struttura della torre.
Al primo piano si trovavano le stanze dei guerrieri, il loro campo d’addestramento, la cucina, la sala da pranzo e i magazzini.
Al secondo piano si trovavano le stanze degli apprendisti, i laboratori, la biblioteca e le sale dove i maghi potevano allenarsi.
Tyron notava che salendo la torre era sempre più decorata e meglio messa, e ancora di più catturava la sua attenzione…
Al terzo piano si trovavano le stanze dei maghi più potenti, un tempietto dedicato al culto, e una stanza dove si tenevano le riunioni; fu proprio qui che Tyron trovo Teclis…
Come al solito, Teclis stava divorando voracemente un libro dell’alta magia degli elfi e sembrò che non notasse il fratello mentre entrava. Poi lo vide e Tyron iniziò a parlare con un tono di voce molto serio, carico di frenesia e preoccupazione, come se la pausa che si era preso per ammirare la torre fosse scomparsa…
“Fratello, sono felice di vederti, ma non per il motivo per cui sono qui. Ho bisogno del tua aiuto, ora più che mai. Il Re Stregone sta marciando verso Ulthuan e tu mi devi aiutare a fermarlo.
Teclis ascoltava pazientemente, poi si alzò dalla sedia… Le sue parole gli avevano messo agitazione, sebbene non la facesse vedere…
“ Capisco le tue paure fratello. Vieni ti devo spiegare delle cose” disse Teclis facendo un segno di mano che lo invitò a seguirlo.
“Ti sei mai chiesto perché costruire una torre proprio qui in mezzo ai campi? Te lo spiego io. Vedi la torre è stata costruita su una cripta, ove vi era una reliquia molto potente, i flussi magici della reliquia salivano fino alla torre e potenziavano i nostri maghi e soldati, facendoci risparmiare anni di addestramento. Ecco ora da questa reliquia è uscito un demone, che ora sorveglia la cripta, e io ho scoperto che in questa cripta c’è una pergamena che contiene in un incantesimo tanto forte da poter distruggere il Re Stregone, ma per recuperarlo ed eseguirlo ho bisogno del tuo aiuto.”
“Lo avrai sempre.” “Bene allora prepariamoci.”
La notte scese rapidamente e avvolse come un manto la torre. Scesero nei sotterranei e nessuno proferì parola. Tyron non si sentiva sicuro, non solo per lo strano silenzio che li circondava, bensì dalle grandi statue di elfi che lo osservavano, queste statue erano di pietra e servivano pe proteggere la torre in caso di bisogno. La Zanna del Sole di Tyron fendeva le tenebre con facilità e mentre camminava con passo deciso, si chiese come mai il fratello riuscisse a sentirsi a suo agio in un luogo così spettrale e come riuscisse a camminare perfettamente nel buio.
Passò un ora e infine giunsero di fronte a una cavità del muro, entrarono e l’oscurità si fece più fitta… La luce della Zanna del Sole si fece più intensa poiché le tenebre non erano naturali ma frutto di un potere ben più empio della natura… Adesso anche il bastone di Teclis brillava ma ad un certo punto le strade dei due eroi si diviserò…
Furono immersi completamente dall’oscurità e si sentivano come se stessero sognando. Tyron chiuse gli occhi e quando li riaprì vide uno spettacolo raccapricciante: gli elfi oscuri stavano facendo strage del suo popolo. Lui si sentiva confuso dato che tutto sembrava sfuocato, eppure, sogno o realtà, Tyron impugnò la spada e iniziò a menare fendenti ovunque, colpendo qualche elfo oscuro; ma improvvisamente la stanchezza piombò su di lui, i suoi riflessi si fecero lentamente più deboli, e ogni secondo che passava la sua forza si affievoliva come una fiamma dimenticata…
L’armatura si fece pesante, e lentamente iniziò ad accasciarsi a terra, spinto da una forza sovrannaturale, gli venne l’impulso di stendersi e dormire…
Socchiuse gli occhi e si immerse in un mondo parallelo, di serenità e tranquillità.
No.
Non era un mondo qualunque.
Doveva farsi forza. E contro ogni male che incombeva su di lui, si alzò e iniziò a muoversi, e più si muoveva più sentiva il suo corpo pesante; ciò nonostante ebbe ancora la forza di alzare la spada in aria e squartare un elfo oscuro. Ma per ogni elfo che uccideva, ne arrivavano due, ne arrivarono a bizzeffe; allora roteò tenendo la spada in alto facendo rotolare teste ed arti. Era ricoperto di sangue, il suo mescolato con quello dei suoi malefici cugini oscuri. E la battaglia di Tyron ebbe fine quando un elfo lo pugnalò a sangue freddo sulla schiena facendo uscire fiotti di sangue…
Cadde a terra e rotolò fino a quando fu fermato da un cadavere… Con le ultime forze rimaste, si alzò e lo vide: era un elfo, stroncato nel fiore degli anni, il suo viso era ricoperto da un velo di sangue, ma i suoi occhi si vedevano bene: erano azzurri come il mare di Lothern…
Poi un brivido, e non solo, gli corse dietro alla schiena, e quasi riprese coscienza…
Quel cadavere era il suo: e poco dopo averlo notato sentì delle mani, o tentacoli forse che si infilavano nella ferita cercarono di raggiungere il cuore, e ci riuscirono. Un tentacolo afferrò il cuore e lo strinse, e altri arti si avvinghiarono su di lui, stringendolo fino a rendergli il respiro impossibile…
E poi lo vide: vide una viso e sentì una voce, una voce mescolata con altre che sussurravano al suo orecchio verità nascoste… il suo cuore si riempì di terrore e raggiuse l’apice quando vide il suo viso…
Era quello il suo incubo più oscuro, e ora ce lo aveva davanti, e lo stava uccidendo…
Ma ad un tratto tutto cambiò: e Tyron iniziò a ridere istericamente pronunciando queste parole sotto voce, sussurrandole all’orecchio del nemico “Gli elfi non temono la paura, perché sono la paura incarnata”. E con queste parole, con la mano stretta dal tentacolo, Tyron sfoderò la spada e tagliò il tentacolo facendo fuoriuscire lurido sangue blu. La creatura emise un verso di dolore e si avvinghiò con mani, tenacoli e artigli su di lui. Tyron alzò la spada e iniziò a mietere arti che lo graffiavano e lo malmenavano continuamente, poi la creatura sfoderò una spada di ferro arrugginita e colpì la spalla del principe, danneggiando l’armatura e facendo spillare sangue, poi co un tentacolo stritolò la mano del nobile che lasciò cadere la spada. Allora si lanciò contro di lui in una violentissima rissa. Il demone alzò la spada arrugginita e cercò di affondarla nella gola del nemico, che però gliela ritorse contro facendo sgorgare altro sangue che ricoprì interamente il viso del giovane principe. Tyron iniziò a menare pugni con forza inaudita, frantumando ossa e maciullando la carne dell’avversario. Poi il demone sfoderò un fulmine viola che colpì in pieno Tyron, facendolo cadere in una pozza di fango. Tyron si alzò prese zanna del Sole e iniziò a sfoderare colpi e fendenti contro il nemico, che per difendersi cercava di strangolare il principe.
Caddero entrambi, e la lotta divenne più violenta, ma nessuno dei due sembrava patire il dolore dalle numerose ferite. Infine Tyron affondò la spada, trapassando il demone e facendolo scomparire in un fuoco di fiamme nere.
Si alzò da terra e capì che non era stato un sogno. Ora si trova di nuovo avvolto nell’oscurità, era sporco di fango e sangue, e le ferite gli bruciavano intensamente; cercò di ignorare il dolore lancinante e si mise alla ricerca del fratello…
Teclis, intanto, si era accorto di essere in una dimensione demoniaca, e mantenendo la coscienza e la paura ben salda, iniziò a camminare e finì all’interno del palazzo reale…
Notò che vi erano tutti i più importanti nobili, che applaudivano il re, che era seduto sul trono. Ma basto un occhiata più attente e Teclis notò che colui che era seduto sullo scintillante trono d’oro era Tyron. Il mago non capì il senso di questa scena; all’improvviso il re cadde a terra e scomparì nelle sue vesti: tutto ciò che era rimasto di lui era il mantello rosso sangue e la corona del Re Fenice. Teclis fu sbalordito e notò che un servitore incappucciato prese la corona e gliela porse , poi tutti i nobili si inchinarono e iniziarono ad adorare il mago.
Poi il viso del servitore si tramutò nell’orrenda faccia di un demone con un occhio solo che brillava di una luce intensa e sovrannaturale. E una voce, che non uscì dalla bocca del demone ma che Teclis sentì rimbombare nella testa iniziò a parlare “Provo pena per te Teclis, sei uno dei maghi più potenti di molti mondi eppure sei sempre rimasto all’ombra di tuo fratello, un ombra scura e buia come i tuoi occhi… Le tue azioni hanno plasmato il Mondo e continueranno a farlo, ma se vuoi che il tuo ricordo non scompaia come una foglia viene trasportata chissà dove dal vento devi diventare l’elfo che meriti di essere. La vedi questa? È la tua corona, che ti spetta di diritto, io te la posso dare, devi solo spezzare le catene a cui sono legato, e io ti darò la gloria che tu hai sempre voluto…
“ La tua proposta è allettante, questo è vero… ma ho in mente un idea migliore”
“Tutto ciò che vive nella tua mente può essere creato nella realtà”
“ bene allora spiegami perché il Re Stregone è venuto qui e cosa realmente cerca”
“ Se lo vuoi sapere te lo dirò: Vedi ci sono solo due elfi che possono uccidere Il Re Stregone: Tu e tuo fratello; e così lui è deciso ad eliminarvi una volta per tutte; e quando voi sarete morti lui non dovrà preoccuparsi più per la sua vita e potrà continuare a cercare la reliquia. Ah è vero, tu non lo sai. Da poco i vari comandanti supremi delle razze hanno scoperto che nel cuore di Altordof si cela un oscura reliquia, e se questa reliquia viene portata a Nord, sull’altare degli Dei, essi ti concederanno qualsiasi cosa tu voglia. Malekith vuole uccidervi così che lui possa tranquillamente prendere la reliquia, portarla a Nord e chiedere la distruzione degli ELFI, ciò che succederà non mi interessa. Hai saputo ciò che volevi sapere quindi, onora il patto e liberami.”
“ Hai ragione, io mantengo sempre i patti” Teclis sfoderò la spada, e spezzò la catena di materia invisibile che teneva prigioniero il demone.
Lentamente lo spazio circostante tornò alla normalità, le pareti e il pavimento ripresero forma.
Il Demone si trovava davanti al Mago “ Grazie, ti sarò grato”
“Per cosa? Per averti ucciso?” Teclis prese la gola dell’essere ed evocò una sfera scintillante che si abbatté contro il Demone; ma ciò non fu sufficiente ad ucciderlo e così con le sue parole profane vocò non morti dalle viscere della Terra. Il mago non si perse d’animo; e vocò la Furia di Khaine e un proiettile magico si abbatté contro il nemico, scaraventandolo contro una libreria di legno marcio, e facendola crollare.
Subito dopo Teclis evocò una sfera di ghiaccio che si alzò in volo e de mise stalattiti di ghiaccio puro che si scagliarono sui teschi dei non morti, facendoli cadere a terra. Prontamente Teclis evocò Asuryan che gli concesse l’enorme potere delle sue fiamme che si scaraventarono sul Demone, che presto si ritrovò avvolto da una distesa di fiamme verdi danzanti…
E scomparì nell’abisso in cui era nato… Teclis rimase fermo a contemplare l’enorme sala piena di tomi proibite e formule arcane. Poco dopo arrivo suo fratello “ Ti ho trovato finalmente, ho dovuto combattere contro un Dem…” “Non c’è tempo, ti devo spiegare molte cose…”
“Vedi Il Re Stregone non sta venendo qui solo per conquistare Ulthuan, bensì per uccidere noi due, così potrà agire indisturbato e prendere una reliquia demoniaca che si trova nei sotterranei di Altorf, la restituirà ai Demoni e otterrà ciò che desidera; dobbiamo fermarlo il prima possibile.
E io so come fare” Teclis prese una modesta pergamena, sigillata con un timbro di ceralacca rosso, srotolò lentamente la pergamena rivelandone le parole. “ Ecco ora ti spiego: io e te non siamo abbastanza forti per uccidere Malekith da soli, perché lui ha la magia e un abilità di combattimento estremamente potenti, quindi per sconfiggerlo io e te dovremo unire i nostri poteri; su questa pergamena c’è scritto come farlo, dobbiamo unirci in un solo corpo, il tuo per forza, perché io non riuscirei a sopportare lo sforzo”
“Non saprei, possiamo fidarci di questa magia?” “L’ha creata Caledor stesso, solo che non ha avuto il tempo di provarla, Tyron devi farlo altrimenti la razza elfica scomparirà!”
Tyron fece un segno di mano in senso di approvazione, tuttavia aveva dei dubbi: se la magia non avesse funzionato come avrebbero sconfitto il Re Stregone? E se questo portentoso eroe sarebbe morto, chi avrebbe fermato il Signore dei Druchii?
Teclis si mise al centro della sala e iniziò il rituale: nelle sue mani nacque un energia intensa che ripercorse tutto il suo corpo, presto l’energia misteriosa inondò la stanza con le sue deboli code che scomparivano e riapparivano con regolare frequenza, e poco dopo le parole di Teclis si fecero più alte e la magia più potente: gli occhi del mago riflessero di un energia arcana inestinguibile che presto avvolse Tyron. Anche il principe fu inondato da questa mistica fiamma , che penetrò nella sua bocca e strinse il suo corpo in una morsa. In pochi secondi furono sollevati in aria e in pochi secondi un esplosione di luce li rese incoscienti, creando un eroe dai poteri illimitati…
Tyron si svegliò, confuso, non ricordava molto. Si era accorto che qualcosa come una presenza sovrannaturale lo aveva ammaliato e lo aveva fatto svenire. Lentamente si alzò in piedi e si rese conto che nella stanza era rimasto da solo. Il silenziò aveva avvolto come una piaga quel sotterraneo dimenticato dalla luce. Il Principe si alzò i n piedi come se si fosse appena risvegliato da un coma, e si appoggiò a uno scaffale. Era stanco. Eppure non si chiedeva come mai fosse solo, anzi si sentiva tranquillo, come se non avesse più dubbi e domande, improvvisamente la sua mente era divenuta più libera e sentiva un energia tale che non riusciva a spiegare. In pochi secondi recuperò le forze e si avvicinò ad uno specchio. Non era cambiato nulla in lui fisicamente, si sentiva solo più tranquillo e.. più forte del solito. Poi sentì un leggero formicolio alle mani, e appena le alzò, evocò un fulmine che si abbatté contro il soffitto: da una parte era emozionatissimo poiché non aveva mai provato la magia, ma da una parte sentiva che non avesse fatto nulla di che, poi capì: la sua mente e quella del gemello si erano inglobate in unica essenza e adesso lui custodiva migliaia di segreti in più sentendosi più cosciente di ciò che stava succedendo.
Ma ben presto l’emozione sul viso del nuovo eroe si fece più buia e vendicativa, non c’era più spazio per l’emozioni ora. Adesso aveva solo un obbiettivo in mente: uccidere il Re Stregone.
Passarono i giorni e Tyron li passò in giro per l’isola a incitare e spronare i suoi compagni ad unirsi a lui: ora la sua mente non era solo più lucida, ma aveva sviluppato ulteriormente l’abilità della Persuasione e in poche settimane Tyron aveva accumulato un esercito di dimensioni epiche. Le sue spie gli avevano riferito che il re Stregone aveva deciso di attaccare Lothern, quindi il principe decise di fortificare la città e.. aspettare…
Il Sole si fece spazio tra le nuvole dense e basse che impedivano di scrutare il meraviglioso cielo turchino sopra Lothern che si ammirava nei giorni di festa; ma oggi non era una giornate di festa, era un giorno in cui sarebbe stata scritta un importante pagina nella storia degli Elfi…
L’acqua stessa sembrava corrotta dalla terribile presenza dei Druchii; il vento viaggiava impetuoso e si scontrava contro le possenti mura di Lothern. Le navi al porto erano armate e giacevano, come i soldati, un profondo senso di vendetta che forse ora sarebbe potuto essere soddisfatto.
Ormai erano vicini, e li videro. All’orizzonte si ergevano dalla distesa di acqua piccoli punti neri che si avvicinavano minacciosamente. In quei momenti il silenzio era padrone tra i soldati, come la paura, ma avevano comunque speranza, la speranza di svegliarsi nel proprio letto e di dimenticare al più presto questo immondo incubo.
Le navi si avvicinarono e Tyrone le guardava dalla spiaggia. Lui era l’unico elfo che si trovava sulla riva, e aspettava solo il Signore dei Druchii per poterlo affrontare. Ma non lo vide, non era sulle navi con i suoi soldati…
Le arche degli corsari si scontrarono contro la flotta degli Elfi, creando una ressa furibonda che permise alle altre
navi di far sbarcare i soldati, che si riversarono a fiumi sulla spiaggia. Tyron non li notò, stava solo
attendendo il suo rivale. In meno di un secondo una dozzina di carnefici si avventarono sull’eroe solitaria
che prontamente, fece esplodere una fiamma di due metri che fece carbonizzare sei dei carnefici, e finì gli
altri decapitandoli con la spada. Poi un aura malvagia quasi comandò agli oscuri di non avvicinarsi al
Principe. Presto le nuvole si fecero piò oscure e il vento tirava con maggior foga, e Tyron alzò gli occhi in
cielo.
Vide un drago nero come la sua anima e i suoi occhi rossi fissavano con odio il volto del giovane elfo, e poi
vide lui: Il Re Stregone. Emanava un aura maligna e demoniaca tanto forte che tutti gli elfi la sentirono così
intensamente da dover chiudere gli occhi. Il Re dei Druchii aveva un armatura di acciaio rovinato, che
nonostante brillava di un essenza magica e di un fuoco mistico: la sua spada racchiudeva l’anima di tutte le
vittime che aveva mietuto e anch’essa brillava di luce propria, adornata da rune profane dedicate al dio
Khaine. E il drago si poggiò a terra di fronte all’eroe, che lo ignorava. Gli sguardi dei due re si incrociarono e
bastò un secondo per capire cosa dovevano fare: Tyron scomparì e il Re Stregone si alzò in cielo con il suo drago, finchè si confuse nel cielo oscuro. Gli occhi sbalorditi dei soldati si
ricolmarono presto di furia e vendetta e il breve silenzio fu interrotto dal clangore delle spade e dalle urla
dei soldati che cadevano dalle mura. La battagli infuriò presto. Gli Oscuri avevano portato un ariete dinanzi
alle sontuose porte di Lothern, protette strenuamente dall’interno. Infine alcuni Elfi oscuri, tramite scale,
riuscirono ad arrivare in cima alle mura, ma furono subito bersagliati da una scarica di frecce e ricaddero
sanguinanti sulla sabbia…
Intanto Tyron e il suo avversario erano giunti al tempio di Asuryan, di fronte alle sacre fiamme e senza
fiatare parola iniziarono il duello. Malekith impugnò la spada demoniaca e la schiantò contro
Tyron e balzò su di lui tentando di affondarla nel petto del principe, che congelò la sua mano e con
un colpo di spada la fece sanguinare, rialzatosi in piedi Tyron evocò un pugno di pietra che colpì Il Re
Stregone. Questi non notò il dolore e iniziò il duello a colpi di spada. Nessuno sembrava avere la meglio.
L’elfo oscuro ferì il principe alla spalla facendolo soffrire più di quanto potesse immaginare, ma questi reagì
e affondò la lama nel braccio dell’avversario. Passarono ore, e mentre all’esterno l’assedio diventava
sempre più sanguinoso, all’interno del tempio nessuno riusciva a prevalere sull’altro. Poi il Re Stregone si
schiantò contro il Principe ferendoloall’altezza dell’addome, Tyron si accasciò a terra e il suo sfidante
intanto continuava a dargli calci e pugni con estrema violenza, scaraventandolo sulle pareti del Tempio, e
ogni tanto si lanciava su di lui , stringendolo nella sua morsa con il pugnale ficcato in una parte del corpo del'eroe .Tyron non riusciva liberarsi dalla
presa del nemico, e più il tempo passava più il dubbio di non poterlo sconfiggere.
No.
Aveva lottato con tutte le forze…
Non poteva permettere di essere sconfitto,
Così riprese la spada caduta e iniziò a sferrare colpi di spada contro le costole del nemico, rompendo l’armatura e facendo sgorgare sangue, l’ira di Tyron diventò devastante, Malekith non riusciva più a sferrare colpi o a schiavarlo, mentre ogni colpo che infliggeva il principe finiva frantumando ossa e ferendo la pelle. Stanco dei continui maciullamenti, il Re Stregone si lanciò contro di lui, cercando di tagliargli la gola,Tyron evitò la spada, ma non il pugno che la stringeva, che si abbatté contro di lui facendo cadere la sua spada e facendolo inginocchiare davanti al suo sfidante, che abilmente prese la spada e l’affondò contro la schiena, tentando di subito dopo sferrò un calcio vibrò nell’aria e si schiantò contro la faccia dell’eroe, che dopo ciò fu ancora maciullata dalla sua stessa spada. Malekith lasciò cadere la spada e iniziò a mollare pugni e calci contro il principe. Tyron stava pensando, si rese conto che forse non sarebbe riuscito a sconfiggerlo, ma ricordò i suoi fratelli elfi che stavano morendo per difendere Lothern, non poteva rendere il loro sacrificio vano. Piuttosto sarebbe morto lui al posto dei suoi compagni. Così in preda a una decisione folle e coraggiosa allo stesso tempo, ancora stordito, si piombò contro il Re Stregone urlando, con la bocca grondante di sangue le parole di Imrik “Il mondo è nostro e possiamo governarlo a nostro piacimento. Abbiamo questo diritto sin dall’alba dei tempi quando fummo noi, soltanto noi, a sconfiggere le forze del Caos, ricacciandole nel loro fetido regno. Le razze inferiori devono imparare questa lezione e sottomettersi alla nostra volontà. Se non lo faranno spontaneamente, allora glielo imporremo con la forza delle armi” Quando Tyron pronunciò queste parole, le urla lontanissime dei combattimenti cessarono e i cuori degli Elfi si ricolmarono di Gloria e speranza, come quello del Principe. Tyron guardò un ultima volta la sua bella isola, la sua patria, e da lontano la sua città: Lothern, e il cielo, più limpido che si stendeva dietro di lei. Con tutto il suo coraggio, Tyron chiuse gli occhi, e spinse con tutta la forza e con tutto il suo respiro il Re Stregone nelle sacre fiamme di Asuryan. Il dolore si fece sempre più intenso e lancinante per entrambi. Tyron vide Malekith che bruciava e urlava in preda alla disperazione, sciogliendosi e carbonizzandosi con la sua tetra armatura. Prima che il Re Stregone lasciasse questo mondo Tyron sentì queste parole, urlate a squarciagola “Noi Druchii schiavizzeremo e domineremo il mondo” detto questo il malvagio Signore si accasciò a terra ma l’eroe morente sentì un'altra frase, che il signore disse silenziosamente “O moriremo nel tentativo di farlo”. Tyron lanciò un ultimo respiro e sorriso di sollievo, stava per morire, ma almeno aveva sconfitto colui che avrebbe messo fine alla vita di ogni Elfo Alto . Sentiva un dolore intenso, ma.. era vivo… Scese il silenzio nel Tempio, la lenta agonia del re Stregone era conclusa. Tyron si alzò e si rese conto. Era sopravvissuto alle fiamme sacre e aveva ucciso l’elfo oscuro più potente, forse era davvero lui che doveva portare la Corona. Urlò di gioia, e con felicità vide il cadavere carbonizzato dell’elfo oscuro, e sorridendo maliziosamente, tolse il suo elmo, ma allora la sua espressione cambiò da estasi a terrore e amarezza. Tyron urlò con tutte le sue forze “ CHI DIAMINE è QUESTO!?!?!??!” Il Principe vide che non c'era la corona di ferro. "Forse si è bruciata " pensò. No. La forza di quella corona era tale che non poteva essere bruciata. Tyron si sentiva confuso, ma capì subito. Era un inganno, l’intera invasione era un inganno. Non aveva visto nessuna corona sull'elmo di quell'elfo oscuro. Quello era solo un comandante del Re che stava prendendo tempo. Ma dov’era ora Malekith? Era a Altdorf a recuperare la reliquia? No, non avrebbe avuto pace finché Tyron non fosse morto. Un brivido corse sulla schiena di Tyron, avvertì una presenza malvagia a Nord, sull’Isola Maledetta. E capì, Il RE Stregone voleva prendere la Spada di Khaine per uccidere l’eroe. Doveva essere fermato…
Tyron, coperto di sangue sudore, corse verso la “stalla” del Re dove vide il suo Drago: Rauganir.
Lo liberò e lo fece volare in cielo. Tyron si aggrappò alla sella e lo guidò sino all’isola Maledetta.
E alla fine i suoi dubbi ebbero conferma: Malekith era sulla scalinata che portava all’altare di Khaine. E così si buttò subito dal drago e atterrò vicino all’Altare. Vide decine di arche nere sulla riva, e un infinità di soldati carichi di odio, che guardavano l'eroe con occhi pieni di rancore e rabbia.... Poi la vide…
La spada di Khaine era davanti a lui in attesa di essere reclamata, e sussurrava promesse di gloria troppo difficili da essere rifiutate. Notò che anche il Re Stregone stava vedendo la spada e che anche lui era tentato dal prenderla. Consapevole di ciò che sarebbe potuto succedere se la spada fosse finita in mani sbagliate, Tyron agì.
Si avvicinò, e più si avvicinava più sgorgava sangue da essa, e tanto era il sangue che i comandanti scivolarono su di esso, tentando di afferrare la spada. Tyron diede un pugno tremendo al Re Stregone, facendolo vacillare, e lo spinse per terra, così il principe si lanciò sulla spada con tutta la sua potenza, consapevole che sarebbe mancato poco prima che il Re Stregone avesse estratto la spada…
Il Re Stregone guardò impotente il suo nemico che si avvicinava imperterrito alla spada. Più Tyron si avvicinò ad essa, più gli urli di Khaine si fecero forti e distinti, e ad un certo punto si tramutarono in una risata malvagia…
La afferrò e con tutte le forze che gli rimanevano in corpo tentò di estrarla, dopo pochi secondi di silenzio tombale accadde l’inevitabile: Tyron estrasse la spada, e fu scagliato a riva, tanta era la forza sprigionata da tale arma demoniaca. Le acque del mare si tinsero di rosso, i cieli furono coperti da una foschia di nuvole nere, e Tyron si alzò in piedi ma con una forza sovrumana nella mano. Inebriato da tale potere, l’eroe sferrò un colpo ai due elfi oscuri più vicini e li polverizzò letteralmente. Così Tyron si lasciò trasportare dalla furia e dalla sete di vendetta. Caricò contro una decina di corsari facendo volare in aria i loro arti e le loro teste. In poco tempo Tyron massacrò elfo dopo elfo distruggendo anche le navi, ma fu fu un errore fatale. Infatti mentre Tyron scatenava il suo nuovo potere, il re Stregone ebbe tempo di fuggire a dorso di un drago d’ombra. Vedendo il suo esercito distrutto sotto i suoi occhi e la spada di Khaine sottratta dalla mani, al Signore dei Druchii rimaneva solo una possibilità: radunare un esercito abbastanza grande a Naggaroth e assediare Altdorf per recuperare la reliquia demoniaca…
Tyron uccise ogni elfo oscuro sulla spiaggia, e furibondo, maciullò i cadaveri fino a farli scomparire sulla sabbia, avvolti nel loro stesso sangue…
Tyron si inginocchiò e per la prima volta pianse…
Non aveva portato a termine il suo compito, neanche con la spada più potente e la magia. Poi si alzò e si promise che sarebbe andato a Altdorf con il suo esercito e avrebbe distrutto per sempre, lì, Malekith e i suoi seguaci prima che potesse accadere il peggio.
Tyron guardò il cielo e vide che era diventato più limpido. Tirò un sospiro di sollievo, si tolse il sangue dalla faccia, e con la spada piena di potere che era nelle sue mani, si avviò verso casa. Presto sarebbe ripartito, ma una cosa lo consolava: gli elfi erano sopravvissuti un altro giorno…
Ma anche se questo pensiero lo rassicurava, Tyron era comunque preoccupato: avrebbe dovuto evitare la fine del mondo, e chissà quanti elfi sarebbero ancora caduti per salvare il mondo dalle tenebre che sprigionava Il Re Stregone, ne erano già morti troppi, ma gli elfi lo sanno:
Il loro destino è salvare il Mondo senza aspettarsi nulla in cambio…
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Questo è il racconto completo, unito con le due parti di arrivano.. arricchito e corretto, spero vi sia piaciuto, se vedete degli errori ditemelo e lasciate commenti per consigli o critiche...
Grazie