Questa è la storia del mio personaggio da torneo, spero che vi piaccia:
Caladai Minaith,figlio di un'antica famiglia nobile, nacque nell'antico reame di Caledor. Dopo la morte prematura del padre in battaglia, spettò a Caladai, ancora giovane, proteggere la famaglia, ma questo impegno, già arduo, si aggravò con il suicidio disperato della madre. Caladai e il fratello minore Haerenai furono costretti ad unirsi nelle armate di Ulthuan per via delle difficoltà economiche e il nome della loro famiglia venne dimenticato e l'onore perso. Gli addestramenti furono sfiancanti, ma alla fine, dopo anni ed anni passati a combattere ed imparare dai migliori maestri di Ulthuan, Caladai divenne uno dei più abili combattenti del regno di Caledor e suo fratello, dopo aver trascorso anni studiando tra le immense biblioteche di Hoeth, era diventato un apprendista mago. Ma un giorno le armate di Ulthuan vennero richiamate a se dal Re Fenice, il quale era venuto a sapere che l'Isola Maledetta veniva presa in assedio dagli Elfi Oscuri, che tentavano, guidati da Malekith, di accedere nel Tempio di Khaine per impossessarsi della spada del dio. Anche Caladai e Haerenai vennero convocati nella grande battaglia, nella quale prese parte anche il Re Fenice. Dopo mesi di assedio, quando la battaglia sembrava vinta dagli Alti Elfi, dall'orizzonte che abbracciava il mare circostante le isole dell'arcipelago spuntarono centinai di di vascelli, i rinforsi del Re Stregone. Le battaglie infuriarono ancora per molto tempo, ma nella fatidica battaglia finale, Haerenai soccombette sotto gli occhi di Caladai. Da quell'istante, egli che si riteneva colpevole dell'accaduto, giurò vendetta eterna contro il popolo di Malekith, deciso che un giorno avrebbe sterminato i fratelli traditori dalla faccia della Terra. Combattè nella battaglia con fervore e forza inumana, e animato dalla volontà di Asuryan riuscì ad uccidere svariate centinaia di guerrieri nemici riuscendo a spedire indietro i nemici. Venne chiamato al palazzo reale dal Re e venne proclamato Signore di Caledor. Caladai rifiutò umilmente il titolo e si rifugiò tra le immense montagne di Caledor, dove viaggio come eremita cercando la pace spirituale. Dopo decenni di peregrinazioni, trovò una caverna diversa dalle altre, la sabbia sul terreno era bruciacchiata e i muri sembravano in parte liquefatti. Esplorò la caverna giungendo fino all'interno della montagna e man mano che penetrava più nella roccia il calore si faceva sempre più oppressivo, fino a raggiungere temperature quasi insopportabili. Ed infine vide che cavità si fermava su un dirupo per poi aprirsi in una gigantesca vallata. Aveva trovato la Valle dei Draghi, una misteriosa valle che era sempre stata oggetto di leggende Elfiche. Decise di esplorarla, scalò la collina più irta fino a raggiungere l'acuminata vetta. in cima ad essa giaceva un nido, dentro il quale vi erano alcune uova enormi, dalle strane sfumature e bollenti al tocco. Caladai posò le mani sulle uova per poi ritrarle per via del troppo calore, ma poi, quando toccò un uovo rosso e blu, sul suo braccio si disegnarono rune incise a fuoco sulla pelle, ma non provava dolore, sentiva inevece una sensazione piacevole. Le rune iniziarono a brillare di una luce dorata e dal polso della mano che toccava l'uovo uscì un fascio di luce abbagliante, Caladai chiuse gli occhi, e quando li riaprì vide che sotto la sua mano c'era la testa di un cucciolo di drago, dalla pelle blu e piccole sfumature di rosso. Caladai aveva sentito storie del genere ma non aveva mai creduto che fossero vere, bensì in quel momento sapeva che quello era il suo destino, essere n Cavalcatore di Draghi. Caladai trascorse qualche anno nella valle, dove vide crescere il suo Drago, che aveva chiama come il fratello Haerenai, e quando questo fu finalmente pronto si fece cavalcare ed insieme volarono fuori dalla caverna, sulle vette di Caledor, fino ad arrivare al palazzo del Re Fenice. Qui raccolse la proposta fattagli dal Re anni prima e venne eletto come vice generale delle armate di Ulthuan. Adesso Caladai era pronto a mantenere fede alla sua promessa o a morirecon onore tentando di salvare la sua patria dagli invasori.