Racconto postato da soldato, pubblicato sull'orco nero
Cado, quello che provo è indescrivibile, tutte le mie
preghiere i miei giuramenti, si afflosciano a terra come
me.
Mi sento distrutta, tento di toccare la lancia che mi ha
colpito alla schiena, piango disperata.
Cerco di arrancare tenendo una mano sul mio ventre, il
tesoro che porto nel mio grembo è il più grande che
abbiamo mai ricevuto.
La mano si sgraffia, alcune ferite si aprono sul mio
avambraccio mentre cerco di proseguire la mia fuga,
ancora il dolore non mi ha bloccato, uso tutto il fianco
sinistro per continuare a strisciare.
Mi chiedo come sia potuto accadere, mi sento come se
fossi stata proiettata in quel posto, sperando di non avere
alcuna memoria di come.
Ma non è così, so perchè sono li.
Purtroppo.
Ricordo la nostra piccola casetta, umile come il lavoro di
mio marito, uno scribacchino di rune, per molti nani non
è un vero lavoro, anzi neppure viene citato, ma mio
marito diceva sempre che una runa và prima scritta, nelle
sue linee, nello spessore e nella calligrafia risiedeva il
potere della runa e non nel metallo che si utilizzava.
Suo padre era un grande forgiarune, ed era stato veramente deluso di lui nel sapere che avrebbe intrapreso
tale professione, spesso litigavano perchè mio marito aveva la possibilità di scrivere sul foglio ciò che
voleva, inventando sempre nuove rune, fuori da barriere o regole, mentre suo padre sapeva che le rune
dovevano essere scritte in spazzi ben determinati per essere forgiate, ecco perchè vivevamo in povertà, e in
pochi acquistavano nuove rune.
D fatti le ricompense erano sempre troppo poche e quando gli dissi che ero in cinta temevo che si sarebbe
disperato, invece gioì e saltò di felicità, mi disse che gli dei ci avanzano benedetto con il più grande dei
doni, un figlio.
Nei mesi successivi lavorò sempre di più, creando nuove parole runiche, rispettando le regole, pur io decisi
di mettermi a lavorare creando ciondoli e bracciali, due settimane fa rifacendo i conti vedemmo con gioia
che potevamo farcela e mantenere il nostro primo gemito senza morire di fame.
Poi arrivò la chiamata, la città era sotto assedio, gli orchi ci attaccavano, mio marito fu aggregato ad un'unità di
guerrieri ed io dovevo evacuare con le altre donne ed i vecchi.
Ero disperata quando arrivò la pergamena con il sigillo.
Lui sorrise, mi disse che doveva combattere per il mio bene e quello di nostro bambino.
Mi fece un dono, una spessa maglia di lana con dipinta sopra una runa, gli aveva dato il mio nome diceva ed
era l'unico regalo che poteva farmi per adesso.
Adesso io l'ho tradito, mi sono fatta colpire, stò per morire mentre lui combatte e non cede per il mio bene,
ma non sà che stò morendo, vorrei che fuggisse per salvarsi, dato che il suo sacrificio sarà inutile, mi
vergogno di mestessa perchè stò facendo strisciare insieme a me il dono che gli dei ci hanno dato.
Sento le grida degli orchi che mi hanno colpito, guardo le altre nane che fuggono, sento un puzzo dietro di
me ed una lama che mi finisce.
Mi risveglio intorno a me ci sono molti corpi, sia di orchi che di nani, non sono morta e mi chiedo il perchè.
Mi sollevo e senza chiedermi altro raggiungo affannosamente il rifugio nella roccia.
Ad attendermi insieme ad altri il padre di mio marito, mi guarda e mi abbraccia, il suo sguardo duro mi
osserva, tutti mi avevano visto cadere, mi avevano visto morire.
Perchè non ero morta come gli altri?
Mi visitano e vedono che la maglia, sotto la giubba è illesa, mio suocero guarda la runa e scoppia in lacrime.
Mio marito era un genio, aveva ragione, non era nel metallo che si crea il potere della runa ma nella sua
calligrafia, e la sua vita votata in tale arte ne aveva creata una che nessun Forgiarune avrebbe mai inciso,
"Runa di Dhulla chi la incide è legato ad essa, il portatore di tale runa e immune a qualsiasi colpo, perchè al
posto suo muore chi la incide".
Tale runa non è mai stata incisa da nessun forgiarune, nessuno lo farebbe mai neppure per il proprio Re, ma
la leggenda vuole che se un nano in battaglia cade senza essere stato colpito, non è per vigliaccheria, ma
perchè ha sacrificato la sua vita donando tale runa al suo più grande tesoro, la sua famiglia...
fine.
Nota personale: un interessante scorcio sulla vita personale dei nani a mio parere, nonchè uno dei miei racconti preferiti oltre che a uno dei primi che ho letto