Ecco a voi il secondo capitolo. Grazie ai vostri suggerimenti spero di essere riuscito a migliorare, buona lettura...
“Devo parlare con sua eccellenza, si tratta di un terribile avvistamento di un mostro marino” la sentinella era ancora sconvolta e la sua preoccupazione non si leggeva solo sul viso, ma nelle sue parole…
Anche il servitore del re, aveva notato grande sgomento nelle sue parole, e se quello che stava affermando era vero probabilmente c’era da preoccuparsi…“Mio re fenice, un soldato vuole parlarle, afferma che è una cosa molto urgente”…
Finubar diede un breve cenno di mano e fece entrare la sentinella… il suo viso ricadeva stanco e ricurvo sulla scrivania, ricoperta da mappe e lettere, gli occhi erano tristi e bui e il respiro era affaticato… non era lo stesso Finubar di sempre; non era un re poderoso, che guidava i suoi uomini in battaglia, era un re che passava ore e ore sopra a documenti e passava le sue giornate dall’altro capo del mondo a stringere alleanze… si vedeva subito che lui più di tutti si sentiva oppresso dal compito che gli era stato affidato da Bel-Hathor… Lui non voleva il titolo di Re, e non l’avrebbe mai voluto, fu costretto ad accettare, ma non dagli altri nobili, ma bensì dalla sua coscienza; sapeva benissimo che non poteva sottrarsi agli eventi che avevano sconvolto il mondo, gli elfi avevano bisogno di qualcuno in cui credere e una causa da difendere e sembrava che solo Finubar potesse fornirgliela; sembrava che solo Finubar potesse ridare agli elfi una nuova età dell’oro. Ora anche lui era dubbioso, come tutto il popolo, nonostante le sue azioni che avevano giovato Ulthuan: aveva stretto alleanze con gli uomini, aveva portato ricchezze nelle casse dello stato, aveva rinforzato l’esercito e la flotta, ma ormai sembrava che la sua era fosse finita, o meglio, lui lo sentiva; sentiva che ormai il suo tempo era finito e che servisse qualcuno di più forte di lui che fose in grado di riscrivere la storia degli elfi…
“Sua eccellenza” iniziò il soldato “ho un annuncio urgente da farle: ieri ho visto un castello, sorretto da un mostro marino, di fronte all’oceano dell’isola Maledetta, temo che possa significare che presto ci sarà un invasione”
Finubar non rispose, rimase seduto immobile sulla sedia, ascoltava le sue parole come se le avesse già sentite migliaia di volte…
Ci fu un attimo di silenzio e lentamente Finubar si alzò; il suo sguardo era cupo, ma apparentemente calmo “ Purtroppo devo dirti che non è la prima arca maledetta che vediamo, ne abbiamo avvistate molte, e sto facendo il possibile per rinforzare le difese della costa” “ Ma l’Isola Maledetta è…” “ADESSO BASTA! IO SONO IL RE FENICE E NON PRENDO ORDINI DA UN MISERIO SOLDATO, STO FACENDO IL POSSIBILE PER CERCARE DI SALVARE QUESTA DANNATA ISOLA MALEDETTA E NESSUNO CHE CAPISCE QUANTO IO STIA FATICANDO!” Il suo tono fu aspro e irrequieto, ma si calmò subito e cadde a peso morto sulla sedia… “sono stanco, non ce la faccio più..” mormorò tra se e se, poi ordinò al soldato di prendere congedo… Anche il soldato lo aveva capito, Finubar non sarebbe riuscito a fermare l’invasione; e mentre usciva dal palazzo sperò che questo fosse solo un orribile incubo… presto sarebbe accaduto il peggio, e lui doveva essere in prima fila a combatterlo…
“Chiamate Tyron” ordinò il re “ e ditegli che è urgente…” Il servitore aveva ricevuto conferma ai suoi sospetti; stava per succedere qualcosa, qualcosa di grande… solo il tempo poteva dire se si sarebbe trattato di qualcosa di buono o di malvagio…
Nonostante il palazzo reale sembrasse un luogo desolato e triste, il campo d’addestramento che si estendeva al suo esterno era tutt’altro: le urla dei giovani che si allenavano con la spada creando un sottofondo quasi allietante, anche perché nel campo c’era una strana aria di pace e tranquillità.
“Devi tenere sempre la spada in allerta di fronte al petto altrimenti il nemico può sfoderarti un attacco dove sei vulnerabile, per esempio sotto le ascelle… sei un bravo ragazzo Ilthin” disse Tyron con un certo tono rassicurante; in fatto di morale lui era il migliore; gli venivano affidate le compagnie di reclute più deboli, così che loro potessero essere incoraggiate dalle sue azioni, e pochi anni dopo le reclute erano diventate dei veterani. “Tyron, sua maestà vuole parlarle, è molto urgente” “Digli che arrivo subito”. Tyron era molto calmo; non era solo il suo carattere ma ormai sapeva che quando il re lo chiamava voleva dire che si voleva consultare su una campagna militare o l’apertura a nuove alleanze, infatti negli ultimi tempi il Re aveva fatto di Tyron quasi il suo consigliere personale, dato che non prendeva una minima decisione senza che lui approvasse.
Tyron entrò ma capì subito la gravità della situazione. Finubar non era nel suo ufficio, ma seduto sul trono, senza guardie ed era chino su una spada; in quel momento il silenzio divampò nell’enorme edificio, e la luce che penetrava dalle alte finestre sia affievolì. Tyron avanzò lentamente e rimase in contemplazione del Re, e poco dopo iniziò a parlare:
“Tyron, ti ho sempre considerato come un figlio, un allievo, ma adesso capisco benissimo che i nostri ruoli si sono invertiti; io mi fido di te, e so che sei un elfo saggio, saggio quanto l’elfo che portò prima di me questa spada e questa corona” Tyron non vide la corona, poi la scorse, era alla base del trono, quasi dimenticata… “Tu più di chiunque altro sai bene che le nostre speranze di vittoria sono ben poche ormai… una flotta di elfi oscuri sta tornando qui per reclamare la nostra isola, una volta per tutte. Si esattamente, a capo di questa armata c’è… Malekith… e io Tyron non posso fermarlo… Ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità per salvare questa isola, ma non basta. Vedi, Bel-Hathor, il saggio re che mi scelse, sbagliò; non sono io che salverò gli elfi; non sarò io che condurrò la nostra isola ad un nuovo periodo di splendore. Non posso continuare a tenere il peso di questa corona, e chi meglio di te può riuscirci?”.
Tyron impallidì, non poteva credere che un re elfico, prima della sua morte cedesse a un soldato la corona quando egli stesso era ancora in vita. Perché proprio lui? Che cosa aveva più degli altri? Una lontana discendenza da Aenarion? Era confuso. Non voleva il trono, non aveva mai ambito il potere ma ora sembrava costretto ad accettarlo. O lo accettava o tutto sarebbe finito…
“Io ho sempre creduto che gli dei ci aiutassero, ma adesso mi sono reso conto che il dio Asuryan che tutti noi adoriamo è sempre stato tra noi, sei tu, tu sei Aenarion rinato, tu porti la sua armatura, sei il suo prescelto, il prescelto di Aenarion, che secoli or sono ha impugnato la spada di Khaine e ha ucciso i demoni del caos uno ad uno, e ha salvato la nostra patria… ed ora è tornato, ce l’ho davanti agli occhi, solo tu puoi portare il fardello della corona in battaglia e uscirne vivo, solo tu puoi fermare e distruggere per sempre Malekith, tu e nessun altro…presto abdicherò in favore tuo, e fra pochi giorni sarà scritta una nuova pagina nella storia degli Alti Elfi; salvaci Tyron, solo tu puoi farlo…”
Rimasero entrambi immobili, e non parlò più nessuno per ore, rimasero a pensare…
A Tyron gelava il sangue. Presto non sarebbe più esistito nessun Re Finubar, presto sarebbe nato Re Tyron, l’unico che poteva salvare il destino degli elfi e il mondo di Warhammer… Lui avrebbe detto di no, ma in cuor suo sapeva che se era l’unico modo per fermare il male non poteva sottrarsi al fato che gli si poneva contro…
Tuttavia c’era un'altra cosa che lo spaventava a morte: Malekith, quel nome repellente, che tutti gli elfi alti disprezzavano, ma erano parenti. Il sangue che scorreva nelle vene di Tyron era lo stesso dello stregone, sangue più puro, certo, ma pur sempre lo stesso. E se l’incarnazione del male stava venendo a Ulthuan era perché il suo scopo era di uccidere il re Fenice e di prendere la sua corona.
“ Se sta venendo qui vuol dire che avremo a che fare con un esercito inarrestabile, forse Teclis sa come fermarlo…”