Non potendo resistere alla smania di
lasciar correre la fantasia, rieccomi a scrivere un pezzo sul tema
del caos contro l'impero. Spero vi piaccia... i nomi sono inventati
perchè io dell'impero non conosco la geografia
La nebbia fitta impediva all'equipaggio
della Sirena Bionda di scorgere oltre un tiro d'arco, vi fosse stata
pure una montagna. Il grande veliero era fermo nella bonaccia da un
paio d'ore ormai. Il vecchio capitano Delkerren scrutava il mare
piatto e fumoso biascicando la sua pipa. I marinai a bordo se ne
stavano appoggiati ai parapetti in attesa che il vento si rialzasse.
Il capitano sbottò, ormai esaurita la sua pazienza, e stringendosi
nel suo cappotto scese dal castello di poppa. Si avvicinò al
secondino, che attendeva un qualche suo ordine con impazienza,
anch'egli innervosito dal lento far nulla. - Chiamami quel Chrysten,
mi sto stancando... - fec eil cpaitano. Il secondino annuì e lesto
sparì sottocoperta. Il mago imperiale risalì con il secondino
qualche minuto più tardi, affrontando sorpreso l'espressione
spazientita del capitano Delkerren: - Sono due ora che aspettiamo,
Chrysten, e ancora non si vede niente. Come fai ad essere tanto
sicuro che arriveranno? Dovremo mettere i remi in mare e toglierci da
questa stramaledetta bonaccia! - . Il mago sorrise debolmente e
rispose, con tono autoritario: - No Capitano, abbiate pazienza. Il
luogo è questo, lo sento. La nostra preda sta arrivando. Pazientate
ancora un'ora, e tenete pronti i vostri uomini. Chiamatemi quando li
avvisterete, o quando il mare si ingrossa. - e così dicendo,
l'enigmatico mago si volse ritornando nella sua cuccetta
sottocoperta. - Che il diavolo lo porti! - sbottò Delkerren,
rinfilandosi la pipa sotto i baffi folti, mordicchiandola
nervosamente. Trascorse quasi un'ora, e i marinai iniziavano ad
innervosirsi in quell'innaturale silenzio, ove ogni rumore era
attutito dalla coltre di nebbia. L'acqua scura sotto la nave sembrava
immobile come una grande macchia d'inchiostro. Delkerren era sul
punto di scendere di persona a prendere per gli orecchi quel damerino
da strapazzo, ma d'un tratto una forte voce fece voltare tutto
l'equipaggio verso l'alto pennone del galeone. - NAVE IN VISTA! NAVE
IN VISTA! DRITTO DI PRUA! - gridò la vedetta, e subito il Capitano e
tutti gli altri si precipitarono al castello di prua, affacciandosi
ai parapetti. Lontana, nella nebbia, scorsero una sagoma scura che
incedeva lentamente. - Per tutte le tempeste! Il mago aveva ragione!
Vai a chiamarlo di sopra! UOMINI! UOMINI! AI VOSTRI POSTI! AL
CASTELLO DI PRUA! - berciò il capitano, mentre il galeone si animava
di un brulicare di marinai che correvano ai cannoni di prua. Il mago
emerse da sottocoperta senza esser stato chiamato. _ Sono arrivati...
- disse cupo. Era l'ora, mago. - gli ringhiò il capitano, poi
rivolgendosi alla masnada di marinai che gli correva attorno
indaffarata: - MOSCHETTI E PISTOLE, SPADE ALLA CINTA! AI POSTI DI
COMBATTIMENTO! -
La sagoma scura a prua intanto si
delineava avanzando lentamente. Un lento rumore di sciacquio la
accompagnava, e smorzato si udiva anche un tonfo pesante che pareva
venire da sotto il mare. Una lunga barcaccia dalla grande vela
quadrata, ammainata, avanzava sospinta da lunghe file di remi, che
battevano l'acqua al ritmo di un pesante tamburo. Il legno scuro con
cui era costruita era scolpito nel suo pennone a somiglianza d'un
drago dalle fauci spalancate, dalla cui bocca spuntava un robusto
puntone di metallo scuro. Sulla grande vela, dipinto di rosso
scarlatto, stava l'emblema del cerchio dalle otto frecce. Le sue
dimensioni rivaleggiavano con quelle del grande galeone imperiale.
Il capitano Delkerren sguainò la sua
sciabola. - Archibugieri, puntate! - vociò con forza. Sul ponte una
ventina di fucilieri puntarono le loro lunghe armi verso la sagoma
scura della nave nemica, ormai ad una cinquantina di metri soltanto.
- Se uno solo di quei cani mette la sua testolina fuori, fatela
saltare! Cannoni: aprite il fuoco! -
Il secondino urlò l'ordine del
capitano, a squarciagola: - FUOCO! - e poi qualcuno ripetè, da
sottocoperta: -FUOCO! FUOCO! - poi tutto venne assorbito da un
tonante rombo, e la nave intera ebbe un tremito. Dalla prua della
Sirena Bionda si levò una densa cortina di fumo scuro, mentre due
palle di cannone tracciavano due profondi solchi nella nebbia,
tagliandola come fosse solida, e andando a sfasciare la chiglia della
barcaccia nemica in una rosa di scheggie. - Ricaricate! Soldati, alle
armi! - sbraitò il cpaitano, prendendo poi per il bavero il
secondino: - Va' di sotto, falli ricaricare veloci come serpenti e
affonda quei maledetti! - il secondino scattò lesto, mentre intorno
a Delkerren i soldati sguainanvano le spade e tutti gli armati
uscivano da sottocoperta, dove fino ad allora erano stai ad
attendere. - Chrysten, spero che tu sappia cosa stai facendo. Non ho
mai visto una nave così grossa... - confessò il capitano, che
sapeva che non sarebbe bastata una bordata dei loro cannoni per
tirare giù quella barcaccia e il suo terribile equipaggio, un
equipaggio che recava la benedizione degli Dei Oscuri. - Tu pensa a
difendere la tua nave, marinaio – rispose il mago con un sorrisetto
– mentre io penserò all'onore di Sigmar.... -. Mentre così
parlavano, alle spalle dei fuciliari i soldati aspettavano, spade in
pugno, con i cuori che palpitavano. Sotto i loro piedi, ai due
cannoni di prua gli artiglieri sostituivano la polvere. La nera nave
avanzava, coi lunghi remi che battevano l'acqua senza arrestarsi d'un
attimo. Ora il suono del tamburo si era fatto più forte, più
vicino, come fosse il cuore d'un immenso mostro del mare.
Una nuova esplosione, poi un'altra,
subito dopo, e di nuovo due sfere di piombo sfigurarono la chiglia
già squarciata della grande nave dei barbari. Ma ormai era
vicinissima, tanto che si poteva vedere oltre al grande dragone di
prua, sul ponte, delle lunghe tavole di legno, legate con delle
catene ai bracci dell'albero maestro. - Guerrieri, chi di voi farà
un passo falso quest'oggi giuro che lo spedisco a far da cibo agli
squali! Buttatevi in mare perchè semmai cederete d'un passo vi ci
butterò io con una spada nel fianco, per tutti gli dei! - ringhiava
Delkerren, mentre il mago Chrysten saliva su un piccolo palco
rialzato di fronte all'albero maestro della nave, e con occhi
glaciali osservava la nera nave avvicinarsi sempre più.
Una voce urlò: - Ci vengono addosso!
Ci vengono addosso! - e il Capitano di riamndo: - Ci siamo, sudici
cani rognosi, venite a prendere questo vecchio marinaio se ci
riuscite! Forza uomini! Mostrate a questi barbari l'acciaio
dell'impero! - e non appena ebbe urlato questo, la nera nave si
schiantò contro la prua del galeone imperiale, in uno schicchiolare
pauroso di legni schiantati. Il galeone ebbe uno scossone, e la corsa
della nera nave si arrestò, il grande drago di legno che col suo
puntone di metallo sovrastava le teste degli archibugieri tremanti in
prima fila. Fu un attimo. Si sentì rumore di catene, e dei pesanti
contrappesi furono gettati dall'albero maestro della barcaccia. Di
scatto, le due grosse tavole a prua della nave scattarono verso
l'alto, e ribaltandosi, si appoggiarono con uno schianto al legno del
galeone, schiacciando alcuni degli sfortunati archibugieri. Lunghi
speroni di ferro sistemati sotto le tavole, come becchi di corvo, si
erano conficcati al ponte, rendendo le due navi unite come una sola.
E una volta che le tavole si ribaltarono, oltre di esse si scorsero i
guerrieri. Il ponte nemico ne era letteralmente pieno. Uomini alti,
robusti, ricoperti da capo a piedi di terrificanti e impressionanti
armature di metallo scuro, irte di punte, di borchie, dai crudeli
elmi cornuti simbolo del male e della violenza che li
contraddistingueva: guerrieri degli dei oscuri, guerrieri del Caos.
In un unico ruggito, una volta calate le passerelle, i temibili
nemici si gettarono a capofitto su di esse, per invader eil ponte del
galeone. Gli archibugieri tirarono, alzando tante nuvolette di fumo
bianco, e la prima fila di quei mostri coperti di metallo fu sbalzata
in acqua, ma poco importava a quelli retrostanti, che li spingevano
via continuando a caricare, mentre un urlo sovrumano risuonava
metallico al di sotto dei molti elmi di ferro. - Non cedete terreno!
Addossooo! - Urlò il capitano Delkerren, mentre i soldati imperiali
si preparavano alla mischia e gli archibugieri si ritiravano in gran
fretta. I primi guerrieri del caos che misero piede sul ponte del
galeone brandivano armi enormi, asce dalle lame smussate e logore,
mazzafrusti dalle molte teste spinose, che descrivendo semicerchi
nell'aria si abbatterono sugli uomini dell'Imperatore dilaniandoli
con ululati di rabbia. Dalle passerelle si accalcavano, presi dalla
frenesia del combattimento, i guerrieri, e come formiche si
affannavano a raggiungere la carne. Gli imperiali indietreggiarono
rapidamente attorno al capitano, che invece rimase al suo posto,
aspettando che il primo guerriero lo raggiungesse.
Infuriò il corpo a corpo, mentre la
nera nave vomitava guerrieri mostruosi che invadevano il ponte del
galeone, e gli imperiali si chiudevano in difesa, sbalorditi dalla
ferocia dei loro avversari. Delkerren vibrava colpi precisi alla base
degli elmi, raggiungendo le gole di quei barbari e togliendogli il
respiro. Lui e i suoi migliori uomini si battevano schiena a schiena,
mentre tutt'intorno la mischia si mutava in un massacro, e le armi
imperiali si schiantavano contro le pesanti asce dei barbari. -
Chrysten! Chrysten! Che diavolo aspetti! Uccidili! Uccidili! -
gridava il capitano immerso nella mischia, ma le sue parole si
perdevano nell'immenso rumore.
devo assentarmi, continuo stasera...