Il Vecchio Mondo -Warhammer Fantasy e 40K-
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Nickolas94
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MessaggioTitolo: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeMar Ago 16, 2011 12:44 pm

dato che non esiste una sezione dedicata ai racconti non di warhammer, penso che qui sia il posto migliore dove farlo il mio libro 549507

questo è un romanzo che ho scritto io il mio libro 3527 mi piacerebbe se esprimeste il vostro parere il mio libro 549507 dato che tutto insieme supererebbe i limiti di lunghezza posto un capitolo o due per volta.




Prologo

Tutto iniziò con una spedizione. Per precisare, una grande e importante spedizione. Una sonda inviata su Nettuno aveva rivelato video inquietanti. In questi video venivano mostrate creature non umane che stavano camminando sul suolo del pianeta con un casco come unica protezione. La risoluzione non era delle migliori, dato che, per l'enorme freddo, la sonda si era leggermente deteriorata, e perciò le creature non erano ben definite. Infine l'ultima parte di video mostrava che una delle creature distruggeva la sonda. Tutto questo risale al 2370, 21 gennaio. Subito venne preparato un equipaggio; il miglior fisico, il miglior chimico, il miglior botanico, il miglior psicologo, il miglior matematico, il miglior medico, il miglior meccanico e il miglior generale. Per decidere questi migliori erano stati fatti dei test mondiali. Alla fine l'equipaggio partì sull'astronave Intelligenza Maggiore, e sarebbero passati degli anni prima del loro arrivo. Inoltre delle ricerche scientifiche avevano provato che presto ci sarebbe stata una tempesta elettromagnetica e così l'elettricità sarebbe scomparsa e forse una grande catastrofe. Ma per adesso non era successo nulla.

Capitolo 1

Morti

Il generale Amber era steso a terra. Era rinvenuto. Si rialzò a fatica. Si strofinò gli occhi per togliersi la polvere di dosso. Aguzzò la vista ancora leggermente annebbiata e vide la sua nave semidistrutta. Era ferito al braccio sinistro e un taglio alla guancia. Frammenti di nave erano vaganti per lo spazio. Alcune parti erano ancora intatte, perciò prese l'armatura spaziale e se la mise addosso. Era leggera, rossa, permetteva molto più movimento di quelle del XXI secolo e con in dotazione una pistola caricata con munizioni CGI, le quali non uccidevano, ma esplodevano spargendo sul corpo del bersaglio un composto giallo simile al pongo che dopo pochi secondi solidificava e immobilizzava il nemico. Fortunatamente il dispositivo per la gravità artificiale nella nave era riuscito a non essere messo fuori uso, anche se vedendo che saltando ci metteva un po' di più ad atterrare aveva capito che si era leggermente danneggiato. Aprì la porta della cabina di pilotaggio e passò alla sala chiamata da Amber "Il Salotto". Davanti ai suoi occhi apparve una scena ripugnante. I corpi dei suoi compagni giacevano inermi e insanguinati per la stanza. Jessica Douglas, nordamericana, medico, aveva l'osso del collo spezzato e varie ferite al costato. Giaceva affianco a Pedro Ramirez, spagnolo, chimico, braccio mozzato da un coltello da cucina ora conficcato nel muro. Su una sedia ribaltata c'era Soichiro Kobayashi, giapponese, botanico, frattura grave al cranio. Enrico Sandi, italiano, meccanico, la chiave inglese che portava sempre con sé gli era entrata nell'intestino. Hars Finnix, psicologo, australiano, l'onda d'urto lo aveva fatto scontrare violentemente contro la parete, uccidendolo e lo stessa fine era toccata al fisico Tal Misa.

Per sei anni loro avevano viaggiato nella stessa astronave, mangiato fianco a fianco, dormito nelle stesse stanze, parlato, calcolato, aiutato e ora più nulla. Inspiegabilmente tutti gli altri erano morti mentre lui era quasi del tutto illeso. Tirò un pugno al tavolo davanti a lui. Sentì la rabbia dentro di sé. Non capiva come poteva essere successo. Chiuse gli occhi ad ognuno dei suoi compagni poi si sedette su una sedia ancora intatta. Pensò alla causa dell'incidente. Non ricordava nulla dell'accaduto prima del suo risveglio. Spremendo le meningi ricordò della tempesta elettromagnetica. Sicuramente si era manifestata e l'onda d'urto che aveva creato aveva semidistrutto la nave. Capì che ormai era destinato a morire lì per una fra tre cause. Esaurimento delle bombole d'ossigeno, fame o sete. Il frigorifero era caduto a terra e ora era aperto e senza alimentazione. C'era ancora qualcosa da mangiare, ma senza conservazione nel frigorifero, presto quasi tutto sarebbe andato a male. In quel momento pensò che se fosse morto sarebbe stato più felice. Un rumore ruppe il silenzio nell'astronave. Si girò di scatto. Di sicuro era stato qualche frammento che si era scontrato con la parte intatta, pensò Amber, ma per sicurezza accese il visore termico. Trasalì. Il calore mostrava una figura molto grande avanzare verso la stanza dove si trovava. Estrasse la pistola e si mise affianco alla porta. I passi si facevano sentire sempre di più e alla fine la porta scorrevole si aprì. Agì in fretta. Assalì la bestia, le tappò la bocca cercando di schivare le sue mani artigliate. Gli girò il collo e glielo spezzò. Il corpo dell'essere cadde riverso a terra. Non badò alla sua fisionomia e si preoccupò di andare avanti. Uscito dalla parte intatta della nave vide una piccola nave attraccata alla sua. Ipotizzò che la nave fosse dello strano alieno. Forse erano loro quelli visti nel video di sei anni fa. Si aggrappò al portellone ed entrò nella nave aliena. Era nera e di forma appuntita. Si diresse verso la cabina di pilotaggio. Sperava che quello che aveva ucciso fosse l'unico alieno presente visto che durante la sua uccisione aveva potuto notare una figura muscolosa e veramente molto alta. Per sua grande fortuna era così. Dentro la cabina non c'era nessuno, perciò guardò i comandi. Era un congegno del tutto diverso da uno umano. Provò a schiacciare qualche pulsante a casaccio come fa un bambino con i suoi primi giocattoli elettronici, ma ottenne solo la chiusura della porta della cabina, la caduta di un' estintore e la pulizia dei vetri. Provò con il comando vocale -computer, accensione motori- disse scandendo bene le parole -certo signore- rispose l'intelligenza artificiale della nave -vuole usare i motori a combustione per la velocità standard o gli iperspaziali?- rimase sorpreso. Per gli umani i motori iperspaziali erano ancora nei romanzi di fantascienza mentre per questa civiltà era una cosa normale -iperspaziali- I motori si accesero, provocando un gran rombo e un tremolio del pavimento -dove desidera andare?- doveva tornare sulla Terra. Se la tempesta aveva distrutto la lega resistentissima di cui era fatta la nave, chissà cos'aveva provocato alla terra. Doveva vedere cos'era accaduto e se la situazione fosse stata critica, avrebbe aiutato l'umanità -pianeta Terra- -ricevuto- le stelle si fecero linee, Amber si sedette per non essere sbalzato via, la velocità aumentò e la nave partì verso la Terra.
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeMar Ago 16, 2011 1:18 pm

è un racconto molto semplice e con cose poco chiare ma tutto sommato piacevole
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeMar Ago 16, 2011 1:23 pm

Concordo con sparta
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeMar Ago 16, 2011 1:28 pm

considera che i primi capitoli li ho scritti tanto tempo fa'. ora scrivo decisamente meglio. se scrivessi adesso non mi riconosceresti. infatti ora che sto scrivendo il secondo romanzo è molto più lungo e descritto meglio.


Ultima modifica di Nickolas94 il Mar Ago 16, 2011 1:34 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeMar Ago 16, 2011 1:29 pm

ah ok... beh allora posta qualche racconto recente allora... fa sempre piacere leggere...
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeMar Ago 16, 2011 1:42 pm

beh andando avanti con questo libro sono migliorato a scrivere Smile



secondo e terzo capitolo:

Capitolo 2

Ritorno

Il viaggio verso la Terra durò poco, grazie all'ipervelocità, ma Amber si rese conto che non gli sarebbe piaciuto vederla in quel momento.

Il pianeta era per metà distrutto in grandi asteroidi e una parte delle sostanze fluide e solide del mantello e del nucleo erano fuoriuscite, il pianeta era in rovina. Nella restante parte l'elettricità era del tutto scomparsa dalla faccia della Terra.

-atterraggio, Il Cairo-

L'astronave virò verso la destinazione poi si avviò e in un minuto atterrò.

Il calore de Il Cairo era sempre così, 30 gradi all'ombra e 40 al Sole, inoltre i geyser, che erano diffusi per tutto il paesaggio, buttavano come al solito aria bollente che scuoteva le dune della città ormai sepolta, che circa centocinquanta anni prima era diventata una delle più grandi basi militari del mondo.

Il Sole si abbatteva feroce sulla sabbia, la quale creava riflessi che illuminavano l'armatura, ma accecavano il generale.

Amber fece qualche calcolo: all'incirca il 40% della popolazione terrestre, ridotta da anni a 3 miliardi, era morta, poiché l'intera America, l'Australia e le isolette vicino erano andate distrutte durante la tempesta.

Quindi erano rimasti più o meno in 1 miliardo e 800 milioni.

-ho 46 anni e ho già visto tutto quello che c'è da vedere-.

Lasciò da parte il paesaggio; si mise il casco che prima si era tolto e impugnò la pistola, poi scese dall'astronave. Il campo era a pochi metri da dove era atterrato -devo trovare un veicolo decente o col cavolo che riesco a fare qualcosa qui- si avvicinò furtivamente all'edificio. La base militare era un insieme di edifici di varie altezze. C'era un grande edificio dove si tenevano tutte le riunioni e venivano programmati tutti i piani di guerra, un campo gigantesco addetto all'addestramento, il laboratorio, dove venivano fatti tutti gli esperimenti per nuove armi e veleni, il magazzino dove venivano conservate tutte le armi, le uniformi e i supporti, la mensa, i dormitori e il magazzino dei veicoli. Quest'ultimo era stranamente aperto.

Non ci badò subito e si diresse verso il palazzo riunioni per vedere se c'era qualcuno. La porta era distrutta come se esplosa. Entrò con la pistola in mano, probabilmente c'era qualcuno, ma non dalla sua parte. Davanti a sé trovo solo morte e distruzione: tutto era stato distrutto o incendiato e per terra c'erano molti morti, anche qualche donna e bambino, sicuramente venuti per far visita ad uno dei soldati. Guardò attentamente i corpi. Li conosceva tutti. Erano tutti lì, Masery, colui che l'aveva accolto tanti anni fa, Cony, gli aveva mostrato ogni struttura del campo, Otson, l'addetto alla mensa; era conosciuto per la sua grande diffidenza verso gli altri, infatti, anche quando lavorava portava con se la sua pistola. Locan, l'unico spagnolo del campo e Shanr, tenente colonnello conosciuto come l'incasinato. Si fece forza e proseguì. Ispezionò ogni angolo dell'edificio, ma non trovò nessuno che era ancora vivo. Uscì di nuovo all'aperto e si diresse verso il magazzino dei veicoli. Come si aspettava, non c'era elettricità. Si osservò intorno. Non c'era nessun rumore. C'erano solo vari veicoli: macchine mortali, un veicolo bipode alto 7 metri armato con tantissime armi pesanti e leggere. Due mitragliatrici per spalla, un cannone laser, propulsori per fare brevi voli, una mano a forma di mazzafrusto e quattro bombole d'ossigeno per il controllore del veicolo, perché questi veicoli, molto usati per la ricognizione in mezzo a gas tossici, erano chiusi ermeticamente perché non passasse nessun tipo di veleno. Guardò ancora e notò il veicolo che lo illuminò -un Wonzak!- il Wonzak era un veicolo simile a una jeep, ma con la parte posteriore massiccia e collegata a quella anteriore da dei tubi di titanio. Esso era capace di camminare su qualsiasi terreno, cambiare colore per mimetizzarsi, porre le ruote orizzontalmente per poter viaggiare anche sull'acqua e in aria e in seguito creare un vetro di energia per riparare dall'acqua che schizzava o per mantenere l'ossigeno nell'abitacolo mentre era in aria. Prima di andare a prenderlo guardò ancora attorno a sé e lì affiorarono i ricordi. Conosceva bene quell'edificio, per due anni l'avevano mandato in missione lì per sventare un attacco di scorpioni geneticamente modificati, scappati dal laboratorio della base. All'inizio gli scorpioni erano due maschi e due femmine, tenuti però in gabbie diverse. L'obbiettivo era di portarli ad essere superguerrieri umanoidi intelligenti. Purtroppo però erano diventati abbastanza intelligenti per capire di dover scappare, perciò data la forza spaccarono le loro robuste gabbie e scapparono sotto le dune del deserto circostante. Amber era stato inviato per condurre sorvegliare e aiutare nel progetto. Purtroppo qualche giorno dopo la loro scomparsa gli scorpioni attaccarono e si scoprì che si erano trasformati negli umanoidi che tanto sognavano e si erano riprodotti, formando un esercito. Dopo quasi due mesi di resistenza, gli umani riuscirono a distruggere tre degli scorpioni originari e decimare il loro esercito, costringendoli a ritirarsi nelle profondità del deserto. Il magazzino delle armi si trovava poco più in là dell'edificio principale. Portò il Wonzak davanti al magazzino poi entrò a piedi. Dentro trovò tante armi: mitragliatori a quattro canne, pistole mitragliatrici, pistole, lanciamissili, bazooka, mitragliatrici, pugnali, martelli Murtoks, fucili, fumogeni, mine, bombe e molte altre cose. Prese un fucile mitragliatore e un martello Murtoks. Caricò il fucile con munizioni perforanti poi uscì. Posò tutto sui sedili posteriori del Wonzak e infine portò il veicolo dentro la nave. Proprio mentre si sedeva sulla sedia del comandante della nave il video trasmettitore dell'armatura posto sul suo polso iniziò a ricevere un segnale. Era molto debole, ma tra le numerose righe grigie, come quelle di un televisore mentre non é acceso il digitale, si poteva distinguere un uomo sulla quarantina con una folta barba e i capelli marroni. L'uomo parlava, ma riusciva a captare solo alcune parole -c'è qualc...i sentit...mo aiuto...icevete?- schiacciò un piccolo pulsante e rispose -sono il Generale Jonathan Amber, descrivetemi la situazione- -allelu...ggiore Ovis...ovo...Tokyo- -ok, sarò lì tra poco. Chiudo- si sedette sulla sedia e avviò i motori -computer, fino a Tokyo- -ricevuto signore- i motori rombarono di nuovo e la nave partì. Quando arrivò, precisamente pochi minuti dopo, il segnale del video trasmettitore era perfetto -mi ricevete?- chiese Amber -ora la sentiamo e vediamo perfettamente. Fortunatamente si trova proprio sopra di noi- rispose l'uomo -bene, ora scendo- allontanò il video trasmettitore dal viso e ordinò alla nave di atterrare. La città di Tokyo, metropoli da moltissimi anni, era piena di palazzi, ma con grande destrezza, come ci si poteva aspettare dal miglior generale del pianeta, atterrò senza schiantarsi contro nessuno di essi. La nave si posò al suolo con delicatezza. spense i motori ed uscì. Il portellone si aprì e quando Amber uscì l'uomo si mise sull'attenti in segno di saluto. Vide che indossava una divisa militare e appena dietro di lui si trovavano altri due soldati -riposo soldati- disse Amber -buongiorno generale Amber, é un immenso piacere conoscerla- -grazie- i due soldati dietro il soldato erano imbarazzati al limite delle possibilità e Amber ne dedusse che non avevano mai incontrato uno del suo grado -io sono il maggiore Ovis e loro sono il soldato semplice Artemin e il soldato scelto Harveyn- Ovis era alto un metro e ottanta e piuttosto muscoloso. Quest'ultimo gli riferì che Harveyn, dai capelli e barba neri, aveva ventisei anni e si era arruolato a venti mentre Artemin ne aveva ventitré e arruolato a ventuno. I capelli rossicci del soldato semplice vennero scossi da un colpo di vento. Amber notò che il maggiore e i due soldati non erano stupiti della nave aliena -benissimo, ma veniamo al punto. Ho trovato delle forme di vita aliene nello spazio e probabilmente ora vorranno attaccarci- -loro lo hanno già fatto e da molto tempo- rispose freddo il maggiore -sul serio? E quando?- Amber ebbe paura della risposta -circa un anno fa si sono presentati con navi come quelle e hanno quasi sterminato l'umanità. Ora gli umani sono circa due milioni per quel che ne sappiamo- in quel momento Amber capì perché Ovis e gli altri due non erano meravigliati alla vista della nave aliena. Inoltre solo ora aveva notato numerose cicatrici e ferite non del tutto rimarginate provocate sicuramente dagli attacchi degli invasori. Improvvisamente un grande ruggito si propagò nell'aria -entrate lì- disse il generale. Entrarono in un piccolo vicolo stretto e buio -per curiosità voi perché vi trovate qui?- -eravamo stati trasferiti per cause sconosciute e ora siamo rimasti noi e dei civili. Se volete vedere dove sono entrate in quella porta- vicino a loro si trovava una porta antincendio -allora entriamo- disse Amber. Aprirono lentamente la porta ed entrarono -i civili sono al piano di sopra- avvisò Ovis. L'interno del palazzo era devastato. pezzi di cemento, mobilia frantumata e molta polvere ricoprivano il pavimento. Dovettero saltare tra le macerie, ma alla fine arrivarono al piano di sopra. Amber si guardò intorno. Uomini, donne e alcuni bambini erano rifugiati lì come se fosse un campo profughi. Alcuni erano sotto coperte mezze strappate a dormire, altri parlavano e altri ancora facevano altre cose. Erano di diverse nazionalità: c'erano naturalmente giapponesi, ma anche americani ed europei. Questa era l'attuale condizione degli umani. Un altro ruggito si fece sentire.

Capitolo 3

Il primo scontro

-Generale Rasfalt, sembrerebbe che qui non ci sia nessuno- disse uno dei mostri.

-Non opporti ai miei ordini soldato! A differenza di te io sono un esemplare di Carvax più evoluto di te e ho un olfatto più fino del tuo, perciò sento la puzza di carne umana ancora viva- -Signore, guardi lì-

Il generale, che era rivolto verso il soldato semplice, si voltò e vide un'astronave appartenente al loro popolo. -Non ricordo che sia stata inviata un'astronave tra questa luride baracche abbandonate- Rasfalt osservò la superficie dell'astronave e ne notò il nome in codice. -è l'astronave Sc15, ricordo che è quella che per 5 lunghi anni ha spiato l'astronave umana Intelligenza Maggiore e da cui non riceviamo notizie da un po' di tempo.

Setacciate tutti i palazzi, i motori sono ancora caldi, probabilmente i loro muscoli si sono arrugginiti nel viaggio e sono stati catturati-. L'intero plotone si divise in piccoli gruppi e iniziarono a cercare. Un soldato ruggì.

-Sento che si stanno avvicinando, preparate le armi, una battaglia piuttosto ardua ci aspetta- disse Amber.

Il maggiore impugnava un fucile d'assalto caricato con pallottole di diamante, i soldati semplici una mitraglietta e un mitragliatore al plasma mentre il generale il suo mitragliatore a quattro canne. -Venite, vado a prendere il Wonzak-. I quattro soldati uscirono furtivamente dal palazzo e si diressero verso l'astronave. I Carvax erano lontani perciò poterono entrare tranquillamente dentro e recuperare il veicolo, ma poco dopo i Carvax tornarono e non poterono uscire senza essere scoperti. -Salite sullo Wonzak, ora usciremo e combatteremo-. Amber accese il motore e accelerò, uscendo sgommando dall'astronave mentre i Carvax si giravano sgomenti. -Ecco gli umani, uccidiamoli!- I soldati alieni alzarono in aria le loro armi e urlarono. Mentre era sull'astronave, in mezzo allo spazio, no era riuscito a far caso alla fisionomia dei Carvax, ma ora che erano ancora lontani e c'era abbastanza luce poté guardarli meglio: erano dei mostri alti due metri e mezzo, ricoperti di pelle color petrolio, e le vene erano così sporgenti da vederne contorno e colore, avevano un torso scheletrico, ma le braccia e le gambe erano spaventosamente enormi e muscolose. Il loro cranio era simile a quello umano, ma le orecchie erano come i gatti. I loro occhi erano di un verde fluorescente, i loro denti erano affilati e pieni di bava che colava dalla bocca e portavano un'armatura spesa di colore oro. I loro piedi erano muniti di grossi artigli e le mani,anch'esse artigliate, impugnavano la solita pistola laser di quando era sull'astronave. Lo Wonzak girò verso i Carvax e accelerò , investendone qualcuno, ma non uccidendoli del tutto. -Io sono il generale Rasfalt della nobile razza dei Carvax e voi non siete degni neanche di essere la nostra merda- Il generale afferrò lo Wonzak e, senza il minimo sforzo, lo ribaltò all'indietro facendolo volare via. -Tutti fuori- Urlò Amber.

Tutti e quattro si lanciarono fuori dal veicolo appena prima che quest'ultimo atterrasse con un grande rumore sull'asfalto, frantumandolo. Lo Wonzak esplose in una miriade di rottami incandescenti che assomigliavano a lapilli di un vulcano in eruzione. Il sudore attraversò il collo di Amber. In quel momento Amber notò la differenza tra i soldati semplici e il Generale Carvax. Quest'ultimo era alto almeno tre metri e possedeva dei muscoli ancora più enormi di quelli dei suoi simili, la sua armatura era di platino e molto più spessa, inoltre combatteva a mani nude.

Amber si alzò e rispose all' insulto:-Ah, si?Non sapevo che lo sterco dello sterco stesso potesse camminare!- Rasfalt ringhiò.

I soldati Carvax spararono sugli umani. -Crepate- Il generale mirò il suo mitragliatore su un Carvax, riempendogli il viscido intestino di plasma e facendo uscire dalle ferite il loro sangue grumoso. Uno degli alieni tirò fuori una grande ascia.

Amber allora tirò fuori il martello Murtoks, un martello più grosso del normale con il legno di platano e la parte comunemente in ferro, fatta in cadmio, un metallo caratterizzato dalle numerose sostanze tossiche che possiede, ma con gli anni era stato modificato affinché queste sostanze vengano sprigionate solo quando colpisce violentemente qualcosa.

L'ascia cozzò contro il martello, provocando scintille. Il maggiore e i soldati semplici si scagliarono contro i Carvax, tempestandoli di proiettili, ma essendo veloci, gli alieni schivavano la maggior parte di essi. Ad un certo punto delle urla umane provenienti dai palazzi riecheggiò e poco dopo una grande massa proprio di umani comparve dai piani più bassi, armati di semplici pistole, spranghe di ferro e rivestiti di rudimentali armature di ferro. -Stupidi! Vi uccideranno- Urlò Amber.

-Meglio morire velocemente che lentamente a mangiare cemento farcito di polvere e ragni- Con il martello spezzò l'elmo e il cranio del Carvax poi puntò al Generale Rasfalt. Quest'ultimo stava macellando l'orda di umani, sfigurandoli e buttando i loro cadaveri a terra come spazzatura(probabilmente la pensava proprio così). -Sterco vivente prenditela con me- e gli diede una martellata al polpaccio, facendolo girare. Rasfalt sferrò un pugno, ma Amber si spostò appena prima che l'asfalto venisse frantumato in mille pezzi. -Voi umani dovreste ringraziarci. Noi siamo come le vostre piante, assorbiamo anidride carbonica e produciamo ossigeno- -Ma dai, sei allo stesso livello di un cactus?-. Rasfalt afferrò per il bacino Amber e iniziò a stritolarlo con forza. L'umano prese il mitragliatore e sparò. Alcuni colpi ammaccarono l'elmo mentre qualcun'altro trapassò la mandibola per poi uscire dagli zigomi. Rasfalt mollò la presa. -C'è un arte più complessa e interessante delle armi, essa si chiama magia. Voi umani pensate sia fantasia, ma vi sbagliate- La mano del generale emanò una luce blu intenso, poi pose essa sulle ferite. Il sangue fuoriuscito scomparve e la carne lacerata e bruciata si riformò fino a ritornare intatta. L'alieno fece una smorfia quando la mandibola tornò al suo posto. -Generale Rasfalt, c'è una cosa urgente, deve venire subito!-

Il generale portava al polso un video trasmettitore e in quel momento un Carvax lo aveva contattato. -Sono magnanimo e non ti ucciderò velocemente per poi andare a sistemare l'urgente cosa che mi è stata trasmessa, ma ti lascio vivo cosicché tu possa rafforzarti, e un giorno avremo un vero combattimento;al massimo delle nostre forze, solo tu e io- -è una promessa?- -Si, insolita, ma si-. Finita la frase ordinò agli altri Carvax di ritornare alla base e poi si allontanò velocemente con il suo passo leggero e agile, a differenza di quello goffo dei suoi subordinati. Se solo avesse voluto avrebbe potuto uccidere tutti gli umani presenti sul pianeta, e probabilmente la maggior parte di quelli già morti erano stati uccisi da lui. Anche se aveva ucciso molti suoi simili e odiava la sua razza, Amber provava un inspiegabile rispetto per quell'essere diverso da tutti gli altri. Si volse verso i guerrieri improvvisati; la maggior parte era morta e i restanti o erano miracolosamente interi o erano mutilati e feriti gravemente. Guardando i suoi tre compagni vide che il maggiore e Harveyn erano accanto al corpo inerme del soldato Artemin. Si avvicinò e si chinò davanti a lui. Il suo corpo era stato trafitto probabilmente da una spada, la sua ferita però non sembrava un semplice taglio, ma uno fatto da una spada dotata di ulteriori punte. La ferita mostrava il costato macellato, le ossa e il polmone destro distrutti. Dalla sua bocca era uscito una quantità enorme di sangue. -Oggi abbiamo perso, oltre a molti umani indifesi, un soldato valoroso- Il maggiore fece una smorfia, che ad Amber sembrò un sorriso compiaciuto, ma non ci badò. All'improvviso un rumore assordante rintronò Amber. Degli enormi velivoli stavano atterrando sulla pianura erbosa appena dopo la città. I soldati corsero verso il punto di atterraggio e videro un'astronave alta il doppio della torre di Taipei e larga 2 Km. Davanti ad essa c'erano delle astronavi più piccole. I portelloni si aprirono lentamente. Dall'astronave più grande uscirono dei mostri alti 100 m con il corpo che iniziava con una punta luccicante color blu elettrico, come il resto del corpo, che alla fine diventava una specie di corolla semichiusa simile a quella dei fiori, da cui uscivano delle antenne che alle estremità avevano gli occhi. La parte superiore del corpo era coperta da un triangolo giallo e le gambe posteriori erano poste vicino alla corolla ed erano lunghi cilindri che poi all'articolazione diventavano due artigli lunghissimi. Inoltre le gambe sfumavano dal blu elettrico al grigio metallizzato. Le gambe anteriori erano uguali, solo un po' più piccole. Dalla seconda astronave uscirono degli umanoidi vestiti con delle tuniche bianche e splendenti con dei coprispalle a semicono color oro. La loro pelle era dorata e i loro occhi verdi avevano uno sguardo penetrante.

Erano circa alti due metri. E infine dall'ultima astronave, la più piccola, uscirono una miriade di esserini sferici alti 30 cm con delle gambette a tre dita, uno spuntone sul retro e due lame affilate poste affianco alla bocca posta in verticale e sotto tre occhi dalle pupille ad un piccolo segmento verticale. Amber si stupì di quante razze esistevano nell'universo, che si erano nascoste per millenni. Gli esemplari più grandi delle tre razze aliene si avvicinarono e s’inchinarono davanti ad Amber. Tutti insieme parlarono -Salve, Jonathan Amber Eknia Ravia-.
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeVen Ago 19, 2011 6:19 pm

Capitolo 4

Nuovi Alleati

L'umanoide parlò in nome di tutti: -Io sono un Envias, i più grandi sono gli Aventiks e i più piccoli sono i Corb. Veniamo da pianeti assai lontani, dove le stelle non riescono a osservarci, ma adesso stavamo appena sopra l'atmosfera del vostro pianeta e vi stavamo guardando. Voi umani siete valorosi guerrieri, ma anche abbastanza stolti, poiché alcuni esemplari del vostro popolo hanno sfidato i Carvax-

-Vorrei domandare due cose: come fate a parlare la nostra lingua? E cos'era quella parola davanti al mio nome?- l'alieno sorrise -la nostra razza é in grado di parlare, scrivere e capire qualsiasi lingua. Quella parola davanti al tuo nome é un suffisso di grande rispetto nel nostro popolo. Grazie ai nostri potenti macchinari abbiamo visto lo scontro tra voi e i Carvax e sentito ogni parola. Vorremmo allearci con voi umani per darmi una mano nella guerra in corso- l'alieno era venuto in pace e ora offriva pure un'alleanza. Era un'occasione da non perdere, inoltre quell'umanoide sembrava socievole -accetto- Amber sapeva che ormai sulla Terra probabilmente non esistevano più militari del suo stesso grado perciò assunse il comando -ok. I vostri feriti devono essere curati, li faccio portare dentro- l'alieno si girò verso la sua nave e chiamò dei medici che in poco tempo portarono dentro l'astronave tutti i feriti -e credo che dovrai allenarti molto se vorrai uno scontro con Rasfalt- disse l'alieno ad Amber. -a proposito, mi scuso. Non mi sono neanche presentato, io sono Aktensir Raleen- gli porse la mano e Amber la strinse con decisione. A confronto la mano di Amber era tre quarti di quella di Aktensir -ora entriamo. I nostri compagni torneranno nelle loro navi e si apposteranno più in là- Aktensir indicò la direzione opposta a dov'era andato Rasfalt. I due entrarono dentro l'astronave. La porta scorrevole si aprì di scatto "ormai sulla Terra la tecnologia é diventata peggio che nel ventunesimo secolo; era da tanto che non vedevo una porta così" pensò Amber -hai già sentito parlare di magia, generale Amber?- -poco fa- -ok, domani ho intenzione di farti fare un po' di pratica sia con la magia che con le armi che voi chiamate medievali- si recarono in infermeria per controllare i feriti -intendi spade, spadoni eccetera eccetera?- -si, proprio quelle- Amber rimase sorpreso che non usassero armi da fuoco -ma non sarebbero meglio armi tipo pistole, fucili e cose simili?- -no stolto. Nessun arma da fuoco avrebbe effetto contro i Roscar- -cosa sono i Roscar?- Aktensir pensò alle parole con cui spiegarglielo -sono esseri terribili, vermi giganti lunghi cento metri dotati di spunzoni enormi e velenosi intorno alla bocca. Sono ricoperti di squame pelose rosse. Non hanno occhi, ma sensori di temperatura sui fianchi del cranio. Inoltre...sono alleati dei Carvax

Il generale Rasfalt era davanti alla fortezza della sua razza. Affianco a lui c'era il re dei Carvax, il cui nome era Volten. Il re era più basso di Rasfalt, all'incirca due metri e sessanta. Era stato nominato re otto anni prima quando suo padre Raspen morì alla sorprendente età di 167 anni, a differenza dell'età media di 120. Raspen era un valoroso guerriero Carvax ancora più alto e massiccio di Rasfalt, precisamente tre metri e mezzo, che aveva conquistato e sottomesso le popolazioni di molti pianeti. Era un re giusto e magnanimo che non sterminava chi sottometteva e non voleva schiavitù. Le leggi dei Carvax volevano che alla morte del re il successore sarebbe dovuto essere il primogenito maschio e per Raspen era Volten. Quest'ultimo era del tutto diverso dal padre. Era superbo perché si vantava di essere un re, ma quando doveva affrontare le situazioni difficili si ritirava. Sosteneva vivamente la schiavitù e sterminava i popoli che non gli andavano a genio. Davanti a loro si stagliavano le gigantesche astronavi di tre razze diverse: Roscar, Erifix e Ilpos.

Gli Erifix erano esseri dal corpo conico con quattro gambe e quattro braccia. Tutti gli arti erano sottili e sia le mani che i piedi avevano tre dita sottili e appuntite. La loro testa simile a quella umana terminava con tre punte ricurve all'indietro e il loro unico occhio uguale allo stereotipo di un fiore a quattro petali. Gli Ilpos, invece, erano uguali a dei polpi, ma con cinque tentacoli, una bocca munita di centoventotto denti posti su due file e otto occhi. L'Ilpos poteva non sembrare molto forte, ma i loro tentacoli erano capaci di assorbire le forze del bersaglio per poi mangiarlo. Davanti ai comuni esemplari c'erano i rispettivi re: Dokten, re dei Roscar; Ivskar, re degli Erifix; Ogpan, re degli Ilpos. -siamo onorati di essere qui con voi, re alleati- disse Volten fingendo di portare rispetto alle razze alleate -se ora mi seguirete, potrò mostrarvi dove alloggerete-. I re annuirono e Volten fece strada fino a tre colline messe l'una a fianco all'altra -la straordinaria capacità nelle arti magiche del nostro generale Rasfalt ci ha permesso di creare tre colline fornite di ogni comodità. Quella di voi Roscar é più grande, date le vostre dimensioni, e se qualcuno di voi ha bisogno di qualcosa non esitate a chiamare qualcuno dei nostri servi sempre a vostra disposizione- Volten parlava sempre esprimendosi al plurale, ma in realtà era stato soltanto Rasfalt a stare mezz'ora a creare tre colline e fornirle di tutto -ci vedremo domani, così potremo radunarci e scegliere la strategia migliore per spazzare via gli umani e i loro amici- dissero i re all'unisono. Volten annuì e si avviò insieme a Rasfalt per tornare alla fortezza.

Aktensir e Amber uscirono dall'infermeria -ma qui c'è tutto il tuo popolo?- chiese incuriosito Amber -no, ce n'è solo un quarto -e quanti sono?- -circa trecento mila- -sono tantissimi. Quindi vi ci vorrà tantissima energia, potenza e provviste- -no, la nostra unica fonte di tutto qui é il nostro dio. Non é una statua o qualsiasi forma di idolo. Il nostro dio é nella stanza centrale della nave ed é vivo-.

Capitolo 5

Rivelazione

Amber stava dormendo ed erano le sette di mattina. Aktensir gli aveva dato una stanza dell'astronave e subito dopo aveva comunicato l'alleanza con gli umani. Qualcuno bussò alla porta. Amber si svegliò -chi é?- disse mezzo addormentato -Aktensir, aprimi- si alzò dal letto e andò ad aprirgli la porta. Davanti si trovò Aktensir perfettamente sveglio -perché mi hai svegliato a quest'ora?- -oggi dobbiamo fare due cose e la seconda occuperà un bel po' di tempo. Per primo vedrai il nostro dio e poi ti allenerai in palestra- Amber non rispose. Andò a mettersi la sua divisa militare poi uscì si avviarono. Nei corridoi della nave c'era già qualche Envias. Guardandosi intorno vide che la nave presentava negozi di armi, di equipaggiamenti, ma anche bar e molti altri punti vendita di svago. Camminarono fino a raggiungere una grande porta decorata con pietre preziose -questa é la porta che conduce alla sala centrale dell'astronave- Aktensir aprì la porta ed entrarono. Il corridoio che conduceva alla sala centrale era illuminato da fiamme bianche fluttuanti -queste luci non sono create con la magia. É fuoco che in laboratorio abbiamo studiato e infine diviso in particelle. Con questo metodo abbiamo creato la molecola di Fuoco e assemblandole otteniamo fiamme che non si spengono mai e non rovinano i muri perché non bruciano nessun combustibile- Amber capì la superiorità tecnologica degli alieni. Guardando i muri attorno a sé vide affreschi che raffiguravano Envias in battaglia, personaggi della loro storia e molte altre raffigurazioni che ritraevano gli Envias in particolari momenti. Il corridoio finì. La sala centrale dell'astronave era occupata da un'enorme statua raffigurante un guerriero completamente diverso da un Envias. Un gigante alto quasi quanto tutta la sala le cui cosce e braccia erano cilindri piuttosto sottili mentre i polpacci e gli avambracci erano cilindri molto più spessi. La sua testa era terminante con tre punte arrotondate e il suo viso aveva uno sguardo minaccioso. Un’armatura gli copriva il petto e le parti intime. Osservandolo attentamente vide delle scritte sconosciute ad Amber su tutto l'avambraccio destro del guerriero -questo é il nostro primo dio, Emrab. Entrando dentro il piedistallo di questa grande statua potrai vedere il secondo- Amber era incantato dalla grandezza e dalla bellezza di quella statua -ehi, mi hai sentito?- scosse la testa e ritornò alla realtà -si, tranquillo. Andiamo- il piedistallo della statua aveva una cavità nella quale si trovava una porta. Aktensir la aprì con delle chiavi ed entrarono. Erano in una piccola stanza. Al centro c'era un cilindro trasparente dentro cui si trovava un piccolo essere che cambiava continuamente colore e forma. Quando vide Amber si spiaccicò contro il contenitore per guardarlo attentamente. Gli crebbero dei piccoli occhi -chi é lui?- -si chiama appunto "Lui" e anche se non sembra é un dio- -e come fai a saperlo?- -circa mille anni fa, quando il nostro popolo faceva i primi scavi per trovare reperti archeologici, trovammo un piccolo cilindro di vetro ormai solidificato. Noi lo riportammo allo stato liquido e dentro trovammo "lui". Lo riconoscemmo perché era nominato e apparso nella maggior parte delle antiche leggende del nostro popolo. É in grado di produrre energia e cibo e chissà quali altre cose senza il minimo consumo di qualcosa e di cambiare forma e colore a suo piacimento. Per adesso é un esserino paffuto con degli occhietti grandi, ma si dice che un giorno troverà un oggetto inanimato che gli piacerà e lo userà come corpo- -una cosa semplicemente strabiliante- disse Amber. "lui" si plasmò una bocca ed emise un verso simile a un miagolio -ma non lo lasciate libero di muoversi dove vuole?- -i nostri antenati scrivevano che avevano cercato di farlo uscire dal cilindro, ma lui si rifiutava espressamente. Ci abbiamo persino provato noi, ma ha mandato all'ospedale due nostri studiosi. Ora direi di andare. Ti devo addestrare- Amber annuì. "lui" si spiaccicò di nuovo sul cilindro, guardandolo uscire. Camminarono ancora per dieci minuti. L'astronave era già più popolata, dato che ora erano già le otto. Alcuni Envias indossavano armature di un metallo lucente simile all'argento. Tenevano una spada nel fodero e impugnavano una mitraglietta. Amber non si preoccupò di chiedere ad Aktensir perché lui non poteva usare le armi da fuoco mentre quei soldati si e andò avanti. Guardò ogni cosa che riusciva a scorgere mentre camminava, cercando di scoprire ogni cosa nuova su questa civiltà. Arrivarono ad un'altra porta. Questa volta l'entrata era libera. Dentro, Amber vide molti Envias che si stavano allenando con gli attrezzi a disposizione. Molti di essi erano piuttosto muscolosi. Entrarono in un piccolo campo delimitato da vetri trasparenti -adem em prasti fesla- la porta della stanza degli attrezzi si spalancò e ne uscì una spada che Aktensir prese al volo. Lanciò l'arma ad Amber, che l'afferrò prontamente. La spada aveva l'impugnatura di un acciaio molto più resistente di quello umano perché era stato infuocato dalle fiamme sputate dai Kronov, esseri simili ai draghi usati dai fabbri al posto dei forni. La grande lama, invece, era blu come il mare profondo -la lama che potrebbe sembrarti di zaffiro in realtà é Pheirosz, un metallo in grado di contenere energia magica- Amber fece una faccia allibita -ogni essere vivente possiede una certa quantità di energia magica. Se l'essere in questione é in grado di controllare questa energia, allora potrà usarla per scagliare incantesimi, ma se l'incantesimo richiede più energia di quanto l'essere ne abbia, quest'ultimo muore. Naturalmente con l'allenamento la quantità di energia magica può essere ampliata- -sai moltissime cose- -dopotutto sono il leader del consiglio degli strateghi capi- -quindi sei la massima autorità del tuo popolo?- -esatto, ma agli stranieri non sembra perché non voglio che ogni volta che qualcuno mi vede debba inchinarsi. Ora però iniziamo-.

Volten era in piedi davanti a un tavolo con sopra una mappa della zona dove si trovavano. Affianco a sé aveva Rasfalt -perché mi ha fatto chiamare signore?- -ho discusso con i sovrani alleati e abbiamo concluso che i Carvax attaccheranno stasera la nave degli Envias. Prepara le truppe, guiderai l'attacco- -d'accordo, vado- Rasfalt uscì dalla stanza e andò a chiamare tutti. Mentre raggiungeva le camere pensò che Volten per la prima volta si comportava come un condottiero leggermente più decente del solito, ma naturalmente si rifiutava come ogni volta di scendere sul campo. Arrivò davanti alle porte delle camere dei soldati -trastum protem- schiocco le dita e subito dopo tutte le porte esplosero in un fragore così forte che fece ribaltare ogni Carvax presente nella propria camera. Alcuni soldati, la cui maggior parte era o nudo o con delle mutande penzolanti, uscirono per guardare nei corridoi -vestitevi e armatevi. Stasera attacchiamo gli Envias. Muovetevi- -ma che c***o fai?- urlò uno. Rasfalt si girò di scatto -prima cosa: ti ho forse consentito di usare con me una parlata confidenziale? Seconda cosa: ti ho ordinato di obbiettare l'esplosione della tua porta?- -no, signor generale- -appunto. Ti ho ordinato di prepararti per un attacco. E ora datti una mossa c***o di bifolco! E l'ordine vale per tutti voi presenti!- Rasfalt riprese il suo cammino e si diresse verso l'uscita della fortezza mentre i soldati si obbedivano all'ordine.

Amber parò un colpo. Impugnava la spada e cercava di buttare a terra Aktensir che stava combattendo a mani nude. L'Envias era veloce, scattante, e la magia gli permetteva di parare quasi ogni suo colpo. Amber roteò la spada come gli era stato insegnato poco fa e cercò di colpirlo al fianco, ma ad Aktensir bastarono due dita per fermare il colpo. Liberò la lama dalla presa apparentemente fragile delle due dita e tirò un fendente al petto e questa volta il colpo venne deviato con un semplice incantesimo scudo -devi fare di meglio se vuoi essere forte quanto Rasfalt- -però tu sei avvantaggiato. Usi la magia- -ok, non la userò per il resto del combattimento- Amber ne approfittò subito, puntando alla testa. Aktensir aveva dei riflessi a dir poco straordinari e l'unico barlume di danno che ricevette fu il taglio di qualche capello. Questa volta attaccò l'Envias. Corse scattante, si abbassò e tirò un pugno sul mento di Amber, ribaltandolo a terra. Si rialzò con uno sguardo torvo e sputò un po' di sangue -adesso mi hai fatto incazzare- lanciò la spada lontano e gli sferrò un calcio in pancia, piegandolo. Con un ginocchiata in faccia lo rialzò, un cazzotto verso destra e lo fece girare e infine un calcio verso sinistra lo fece stramazzare a terra -fanculo, adesso voglio vedere chi non é forte quanto Rasfalt. Per oggi ti ho picchiato abbastanza, me ne vado- Aktensir cerco di farfugliare qualcosa -pfer le seffe fi voglio qui dafanfi all'enfrafa. Sfasera fi presenferò agli sfrafeghi capi- Amber fece per uscire, ma prima rispose -ok, ricevuto. Riguardati, non voglio che gli strateghi pensino che ti abbia fatto la bua-

Amber andò fino alla stanza di Ovis. Bussò. Ovis fece capolino dalla porta appena aperta -ah, sei tu- aprì completamente la porta e lo fece entrare. Ovis prese una sedia e gliela spostò vicino. Amber la prese e si sedette -vuoi che ti offra qualcosa da bere?- -si, grazie. Ho appena finito l'allenamento in palestra e sono piuttosto stanco- -va bene un tè caldo?- -si, rilassante- Ovis aprì l'anta di un pensile e prese una bustina di tè. La dimora del maggiore era uguale a quella di Amber tranne per il colore dei muri e la presenza delle armi da fuoco -qual é il motivo della tua visita?- -sono venuto perché vorrei che mi raccontassi cos'è successo durante gli anni in cui non c'ero- mise un pentolino sul fornello, versò dentro l'acqua e infine accese il fuoco -é una storia lunga. All'inizio tutte le persone del mondo erano felici della partenza della spedizione, c'era la pace e tutto andava per il meglio. Ma poi un giorno il punto che indicava la vostra posizione nello spazio iniziava a sparire per brevi intervalli di tempo che via via diventavano sempre più lunghi. Alla fine sparì del tutto mentre vi trovavate all'incirca poco dopo Saturno. Scoppiò una guerra in India, dove due fazioni si combattevano perché uno della prima aveva ucciso uno dell'altra, ma la prima sosteneva di non saperne nulla. La guerra si allargò a stati vicini e ben presto molti fecero attacchi terroristici in parti diverse del mondo per motivi sconosciuti. Si diffuse in pochissimo tempo il malcontento e un giorno del 2373 un uomo coperto da spesso vestito nero e un cappuccio dello stesso colore si infiltrò nella casa bianca e uccise il presidente. Il fatto fece sprofondare gli stati Uniti nella paura. Nelle settimane seguenti arrivò la notizia che tutti i familiari delle persone partite per la spedizione erano stati uccisi. Durante quel periodo le due fazioni in India trovarono un accordo, ma la guerra civile si spostò negli Stati Uniti. Migliaia di persone combattevano nelle strade delle grandi metropoli, organizzavano attentati ai grandi stabilimenti industriali. Un attacco che fece chiudere la fabbrica armi rese i cittadini sicuri di entrare nella fabbrica di armi senza essere scovati e così fu. Presto ogni cittadino di migliaia di città era armato fino ai denti. La polizia, dopo aver passato un periodo a cercare di calmare il conflitto interno, alla fine si convinse che i cittadini facevano bene e si allearono con loro. Come presidente venne eletto un uomo considerato un tiranno, perché ordinava ai militari di uccidere gli insurrezionisti a vista- Ovis fece una pausa per mettere la bustina del tè nell'acqua e dopo versarlo nelle tazze. Incominciarono a bere e dopo qualche sorso riniziò -verso il 2375 il presidente, durante una conferenza stampa, si levò la maschera e si scoprì che in realtà era Volten, il sovrano dei Carvax. Subito dopo le telecamere registrarono l'uccisione di tutti i presenti e la distruzione di ogni telecamera. Poche ore dopo la rivelazione, delle navi dei Carvax atterrarono negli Stati Uniti e iniziarono a distruggere tutto. Quando avemmo la notizia che la tempesta stava arrivando le persone si ripararono dentro i rifugi sotterranei, ma alla fine il risultato fu solo la distruzione quasi totale della razza umana- bevvero ancora e quando finirono Ovis posò le tazze nel lavandino -questo é tutto quello che ho da dirti- Amber si alzò in piedi -ti ringrazio molto. É tutto ciò che mi serviva sapere. Ora devo andare o farò tardi all'incontro con Aktensir davanti alla palestra- -ok, buona serata- si salutarono, poi Amber uscì, chiuse la porta e si mise subito in marcia verso la palestra.
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeVen Ago 19, 2011 6:22 pm

Bello bello Applauso
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeVen Ago 19, 2011 6:25 pm

i romanzi fantascientifici mi uccidono di noia.. non sono il mio genere.. tuttavia non male, sei bravo a scrivere Wink
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeVen Ago 19, 2011 6:28 pm

andando avanti sono pian piano migliorato nel mio stile di scrittura, continuando a scrivere e leggendo numerosi libri (non fraintendete, leggevo anche prima di scrivere). In questo momento sono impegnato a scrivere il secondo romanzo, ma dato che dopo numerose volte che le case editrici risultano occupate mentre gli telefono, mi sono stufato e credo che non lo pubblicherò mai.
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeDom Ago 21, 2011 7:22 am

Un po' troppo confuso ma bello il mio libro 797208
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 12:40 am

grazie Smile verso mattina editero questo messaggio e posterò altri uno o due capitoli. In tutto il primo romanzo contiene 19 capitoli. Il secondo ha uno stile decisamente migliore dato che ora scrivo meglio e per ora ha 6 capitoli completi ed é molto più lungo e dettagliato Smile
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 7:32 am

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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 9:18 am

ok postaceli presto ! ^^
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 9:45 am

Capitolo 6
Attacco

Aktensir era davanti all'entrata della palestra -ehi Aktensir- l'Envias si girò e sorrise. Era tornato normale. I segni viola delle botte di Amber erano scomparsi -dove sei andato?- chiese Aktensir -sono stato dal maggiore Ovis, che mi ha raccontato tutto l'accaduto durante la mia assenza- Aktensir fece segno di seguirlo e lo guidò verso la meta. La sera si stava avvicinando e la folla di Envias era immensa. Andavano e venivano da negozi, camere, ascensori e scale. Dai vetri della nave si poteva scorgere ancora il Sole nei suoi meravigliosi colori del tramonto. I terreni brulli, senza palazzi o quant'altro, si estendevano per chilometri e se si faceva attenzione si vedevano alcuni animali riposare. Lasciando da parte il paesaggio, Amber vide davanti a sé una spessa porta di legno con sopra inciso "Ramosia Trafia, Intam Sargera, Lukhta Iplod, Florna Ciarnise, Ivnar Zerf, Robmor Vstain, Uctail Milnain, sisiam elmant eth urnitam" -che cosa significa?- chiese Amber incuriosito -tradotto nella tua lingua sarebbe "Alberi Trafiggete, Montagne Sorgete, Acque Esplodete, Fuoco Incenerisci, Vento Sferza, Oscurità Investi, Luce Illumina, i sette elementi sono riuniti. É l'incantesimo che permette di evocare il nostro dio, ma nessun essere vivente é mai riuscito ad acquisire l'energia magica necessaria per farlo. Ora entriamo- Amber si chiese quali immensi poteri potesse avere il dio degli Envias. Aktensir aprì la porta. Entrarono in una stanza piuttosto buia, illuminata poco da alcune fiamme come quelle nel corridoio per la sala centrale della nave. In mezzo alla stanza c'era un grande tavolo ovale e sulle sedie poste intorno c'erano degli Envias. Questi si alzarono e andarono a stringere la mano ad Aktensir e ad Amber -vi presento Jonathan Amber. Lui é l'umano che ha accettato la proposta di allearci- Aktensir si girò verso Amber -Amber, loro sono gli strateghi del consiglio. Siediti lì- indicò una sedia vuota davanti a lui. Si sedette e Aktensir dopo di lui, poi iniziò le presentazioni -Amber, quello alla tua sinistra é Cavan, ministro dell'istruzione. Alla tua destra c'è Soràn, ministro delle aziende. Fredrich, ministro delle prigioni. Damar, capo religioso e Funik, vice capo del consiglio. Io, invece, oltre ad essere il capo del consiglio, mi occupo dell'esercito- tutti i ministri erano molto più vecchi di Aktensir. Portavano una folta barba bianca e la loro pelle era piuttosto rugosa. Subito dopo Aktensir incominciò il discorso -allora, signori, vi comunico che ho mandato personalmente una spia, la quale é riuscita ad individuare la posizione esatta dei Carvax. Sono a qualche chilometro da qua e i loro alleati risiedono in tre colline poco più in là. Io consiglierei di iniziare a costruire edifici addetti alla costruzione di veicoli, poi...- un esplosione fece cadere per terra tutti i presenti -che diavolo é stato?- chiese Aktensir -voi restate qui. Andiamo io e Amber- i due uscirono dalla stanza. Il caos regnava nella nave. Aktensir fermò un soldato che stava correndo -soldato, cos'è successo?- -sono i Carvax. Ci stanno attaccando- il soldato, appena finita la frase, ricominciò a correre verso l'uscita della nave. Aktensir e Amber fecero lo stesso -Krap Fleni- nelle mani dell'Envias comparve un fucile d'assalto -prendilo, io userò il mio bastone- estrasse dalla tasca un piccolo cilindro di circa dieci centimetri. Lo scosse e in un momento si trasformò in un bastone d'oro con alle estremità due lame di Pheirosz. Al di fuori della nave le armate degli Envias stavano combattendo. Tutte e due le razze avevano veicoli. Gli Envias non avevano ancora gli edifici per costruirli, ma ne avevano portati alcuni dal loro pianeta natale. All'improvviso un essere dorato scavalcò Amber. Era un quadrupede simile a un leone, tutto dorato. Stava dilaniando i Carvax con estrema facilità -cos'è quello?- chiese l'umano -é un nostro veicolo chiamato Bestia Kaiser. Ha una mente propria creata da noi ed é tutto d'oro- si lanciarono nella battaglia e si separarono. Sparò a un Carvax, ma la sua armatura deviò i colpi. Il suo bersaglio si girò verso di lui e lo notò. L'alieno ruggì e lo aggredì. Schivò una manata e sparò al polso, staccandogli una mano. Il sangue verde schizzò dal braccio a fiotti. Afferrò il braccio del Carvax, mise un piede sulla spalla poi tirò con tutta la sua forza. La carne si strappò e l'osso si staccò. Il Carvax urlò dolorante. Amber lanciò il bracciò strappato -fottiti. La prossima volta sbraita davanti a qualcun altro- prese bene la mira e iniziò a mutilare i Carvax con il suo fucile. Vide Aktensir infilzare numerosi nemici, perforando le loro armature come fossero burro. Un carro armato sparò contro la Bestia Kaiser, spargendo le sue cervella artificiali sull'asfalto. Avanzò contro il carro armato falciando Carvax a ripetizione. Saltò sul veicolo e ne aprì l'entrata. Dentro si trovavano due guidatori -buonasera, ecco un regalino dalla razza umana- dato che non avevano un elmo sparò due colpi nelle loro teste e furono a terra. Entrò nell'abitacolo e guardò il pannello di controllo -certo che sono stupidi. Perché devono mettere i pulsanti rossi d'autodistruzione?- premette il pulsante e countdown di 10 secondi si avviò. Uscì velocemente dal carro armato e corse più lontano che poté. Il veicolo esplose in centinaia di pezzi, piroettando in aria frammenti d'acciaio fiammanti. I Carvax nelle vicinanze vennero scaraventati a metri di distanza, per poi accasciarsi a terra morti. Senza che se ne rendesse conto uno dei soldati lo colpì alla schiena con una mazza. Cadde a terra con la schiena a terra. Il Carvax lo guardò negli occhi, impugnando la sua arma che tra poco avrebbe usato per colpirlo "quanto vorrei poter usare la magia" pensò Amber. Nonostante sapesse che non poteva scagliare incantesimi cercò di ricordare almeno una parte della formula vista incisa solo poco prima. Di colpo gli venne in mente la prima parte -Ramosia Trafia!- un rombo si propagò dall'interno della terra. Un'enorme radice fuoriuscì dall'asfalto, trafiggendo il Carvax con la mazza. Altre radici e tronchi uscirono in gran numero e si assemblarono in un'unica cosa. Amber guardò l'ammasso di alberi e radici. Era uguale ad un enorme braccio. "Possibile che lo abbia fatto io?" pensò inquieto. Sentì qualcosa al braccio sinistro; lo guardò e vide che era avvolto da delle radici come quelle apparse da sottoterra. Provò a muoverlo e si accorse che l'insieme di alberi si muoveva simultaneamente -quindi sono stato io. Bene, allora ora saranno guai per i Carvax- Amber iniziò a sbattere il grande braccio contro i nemici. Fu sorpreso di non vedere Rasfalt, ma se fosse stato lì avrebbe visto il suo potere -ritirata!- si girò verso la fonte della voce. Era Rasfalt. Girò il braccio e cercò di colpirlo, ma con i suoi riflessi riuscì a scampare. Una fitta al cuore scosse tutto il corpo di Amber. Una luce verde fluì dal corpo di Amber e si disperse nel cielo. Il grande braccio incominciò a sfaldarsi. Amber cadde per terra. Rasfalt lo guardò da lontano, mentre i tronchi cadevano e le radici cadevano al suolo. I Carvax si diedero alla fuga. Aktensir corse a soccorrere il suo amico. Si chinò davanti a lui e vide che era svenuto -possibile che lui lo abbia evocato?-

Capitolo 7
Rabbia

Amber si risvegliò. Era nella sua camera steso sul suo letto. A fianco a lui si trovava Aktensir -ehi, amico mio- l'Envias sorrise -da quant'è che dormo?- -da quattro giorni- Amber si stupì -come stanno i miei simili. Hanno subito danni?- -no, stai tranquillo- era confortato e già si sentiva molto meglio. Si mise seduto e s'infilò le scarpe -ok. Ora vorrei andare a parlare al maggiore Ovis. Gli voglio chiedere una cosa -non pensi che sia meglio rimanere ancora a letto?- -quattro giorni mi sono bastati- si alzò e uscì insieme ad Aktensir -io vado nella mia camera. Per oggi non ho impegni e voglio riposarmi- Amber annuì e i due si divisero. Arrivò alla sua porta e bussò. Aspettò un po', ma non arrivò risposta. Bussò ancora, questa volta un po' più forte e notò che la porta in realtà era aperta. Accese la luce e trovò tutto in disordine, la finestra aperta e un vestito nero che fuoriusciva quasi completamente da un baule. Chiuse la finestra e rimise le cose al loro posto, ma poi arrivò al vestito -ehi, ma questo...- Amber ricordò la frase di Ovis "un uomo coperto da spesso vestito nero e un cappuccio dello stesso colore" guardò dentro le tasche e ne tirò fuori un foglio accartocciato. Lo aprì e lesse. Bersagli da assassinare: c'erano moltissimi nomi, ma gli ultimi erano quelli che lo sbalordirono di più. Presidente Sincer, Meg Yates.
Meg Yates, conosciuta nel 2360, sposata nel 2361, madre dei suoi due figli Eric e Sandy, morti tutti e tre -impossibile, non può essere lui l'assassino- Amber uscì dalla stanza furioso -maggiore Ovis! Vieni subito qui!- non gli importava niente che fosse guardato da tutti. Ovis uscì dalla palestra e arrivò. Era a circa dieci metri da lui -si, Amber- -li hai uccisi tu, vero?- -non so di chi stai parlando- -sto parlando di mia moglie, i miei figli, il presidente Sincer e tutti i parenti dei miei vecchi compagni. E comunque se non ne sapessi niente non avresti detto "di chi", ma "di cosa" sto parlando- -oramai mi hai scoperto, é inutile fingere- improvvisamente i vestiti di Ovis cambiarono. La divisa militare scomparve per far posto alla veste che Amber aveva trovato nella sua camera. Le mani divennero nere e artigliate e una di esse s'ingrandì fino ad essere grande due volte la testa -ora sai come sono in realtà- la voce di Ovis era mostruosa.

-io sono un mercenario famoso in tutta la galassia, Ovis mano pesante, appartenente alla tenebrosa razza dei Barker- Ovis si tolse il cappuccio. Il suo volto era un teschio con due corna rivolte all'indietro e due denti aguzzi -e pensare che ti stavo simpatico- -mi sei piaciuto da quando ti ho visto la prima volta, ma ora ti odio più che mai. Tu hai ucciso mia moglie, i miei figli, Sincer e molti altri. Non te lo perdonerò, mai- Amber scattò verso Ovis, ma lui era troppo veloce.
-non pensare di colpirmi così facilmente, io sono molto veloce, se non lo fossi sarei morto da molti anni-
-quanti addestramenti hai ricevuto nei tuoi anni da mercenario?- Ovis continuava a schivare i pugni di Amber con estrema facilità -visto che ho fatto almeno un lavoro per ogni razza dell'universo e ognuna richiede un addestramento...circa 50- -quindi hai fatto lavori anche per gli Envias, i Corb e gli Aventiks?- - no loro no, sono troppo buoni e non lo farebbero mai- Ovis afferrò la mano di Amber -ora mi hai stancato- disse Ovis e gli girò la mano, spezzandogli il polso. Amber trattenne un gemito -non so perché fai pena anche a me comunque ti lascerò vivo, per adesso- Ovis buttò per terra il generale e corse via, nel misterioso buio di quella città fantasma; dopo poco scomparve. -torna qui!- provò a rincorrerlo, ma si accorse che aveva ai piedi delle catene create con la magia.
Aspettò lì qualche minuto poi la porta dell'astronave si aprì e ne uscì Aktensir, adirato. -cosa diavolo hai fatto, potevi chiamare qualcuno!-
-ha ucciso mia moglie e i miei figli, meritava di morire, hai mai avuto famiglia?- Aktensir cambiò subito espressione. spezzò le catene poi mise le sul petto e sulla mano di Amber. Il generale rivide quella vivida luce azzurrina e il polso tornò a posto-ti ho anche curato un cancro al polmone, stranamente non sentivi dolore, ma saresti morto precisamente tra tre giorni e diciassette ore e ventiquattro minuti- -grazie mille, ma aspetta, perché sei così arrabbiato? Lo so che dovevo chiamare qualcuno, ma non vedo perché essere così tanto arrabbiato- -tu sei più forte di quanto pensi, molto di più, hai evocato la mano del Ramosia e questo è da pochi, se poi includi il fatto che sei l'unico umano in tutta la storia che sia riuscito ad usare la magia- la porta dell'astronave si chiuse e i due si diressero verso la sala del consiglio degli strateghi -e inoltre non parlare mai più della mia famiglia, io sono buono su tutto tranne che per questa cosa- -posso sapere perché?- -devo proprio?- -no, solo se vuoi- -beh, visto che sei il mio unico amico non corrotto te lo racconterò. Allora...posso iniziare a dirti che mi sposai 10 anni fa, quando ne avevo 39. Lei si chiamava Anìla e aveva 32 anni; la conobbi nel 2364 e 4 mesi dopo ci fidanzammo. Mi disse che mi avrebbe sposato solo se per lei avessi ucciso un Conscab cornuto delle montagne brucianti, per farti un'idea di com'è fatto posso dirti che é una specie di incrocio tra un facocero e un elefante, dotato di due enormi corna e due code. Per due giorni rimasi sulle montagne brucianti ad aspettare il momento giusto per attaccarlo, studiai i suoi movimenti, come combatteva e gli orari di nutrimento, caccia e riposo. Alla fine lo attaccai mentre stava mangiando, non lo uccisi tanto facilmente, ma alla fine tornai in città con la sua carcassa riposta in un guscio magico in grado di preservare qualsiasi cosa per molto tempo. Le nozze avvennero poche settimane dopo e dopo un mese lei rimase incinta, erano due gemelli, un maschio e una femmina. Decidemmo di chiamare Saknir il maschio e Lonna la femmina, ma a sette mesi di gravidanza avvenne l'irreparabile: la femmina morì e mentre i medici estraevano Il suo esile corpicino, il maschio impazzì e inizio a graffiare Anìla. Purtroppo Saknir graffiò anche se stesso e morì anche lui dopo pochi minuti. Riuscirono a curare le sue ferite e resistette per due settimane, ma poi all'improvviso ebbe un malore e scovarono dei piccoli esseri che stavano infettando e distruggendo il suo corpo. Dissero che dovevano ucciderla perché se no quegli esseri avrebbero scatenato un epidemia uccidendo moltissime persone. Io ero diviso tra il buon senso che mi diceva di sacrificarne uno per farne vivere mille e il mio amore per lei che mi diceva di non ucciderla, ma poi ragionai e capì che se l'avesse lasciata viva sarebbe lo stesso morta poco dopo perciò la ammazzarono. Infine pensarono che pure i suoi parenti stretti avrebbero potuto scatenare un'epidemia quindi uccisero la maggior parte della famiglia. Io entrai poco dopo in politica e in quel momento i restanti parenti di Anìla mi odiarono perché pensavano che avessi già dimenticato l'accaduto, ma io ero diventato un politico per riuscire a ricoprire la carica più alta, cosicché quello che era successo ad Anìla e ai suoi parenti non succedesse mai più, per assicurare che non si uccida il malato, ma lo si curi e torni a camminare, e a non massacrare l'intera famiglia del paziente basandosi su stupide ipotesi, io sono a riuscito a farlo, ma ho ancora i miei sensi di colpa che mi hanno impresso sul cuore una cicatrice, che non sparirà mai.

Aktensir e Amber, finito il discorso, erano arrivati davanti alla porta del consiglio degli strateghi -bene ora entriamo, noi tutti dobbiamo parlarti di una cosa che ti riguarda.
Entrarono, trovando già seduti gli altri strateghi, e si sedettero nei loro rispettivi posti.
-questa sera dobbiamo parlare di un fatto molto importante, la cerimonia dei nuovi maghi- disse uno stratega.
Amber rimase sorpreso,pensava che gli Envias nascessero maghi.
-potrei sapere che cos'è?-
-Amber sei stato chiamato a questa riunione perché parteciperai anche tu a questa cerimonia. Essa viene celebrata ogni anno, e si nominano ufficialmente maghi ogni ragazzo e ragazza di 14 anni, fornendogli molti più poteri magici. Tu parteciperai per diventare anche tu ufficialmente un mago Envias. La cerimonia si svolgerà tra due giorni,mentre aspetti dovresti consultare la nostra biblioteca per saperne di più e procurarti dei vestiti adatti- -sono onorato di parteciparvi, ma ora non posso più trattenermi, vorrei fare delle ricerche- -allora ci si vede generale- -si, ci si vede- Amber uscì velocemente dalla stanza e Aktensir all'improvviso si alzò -scusatemi, ma devo seguirlo- e lo raggiunse. Quando la porta si richiuse uno stratega parlò -pensate che succederà?- -molto probabilmente si, è un umano non è adatto-rispose un altro -ma dopo cosa dirà?- -Probabilmente morirà poco dopo, avrà solo il tempo di urlare- -e noi, cosa ci farà Aktensir se capirà che noi lo sapevamo e lui no?- -quante domande che fai; non preoccuparti, sprofonderà ancora di più nei sensi di colpa che lo affliggono da anni e poi si ritirerà, noi inventeremo un finto complotto in cui Aktensir ha partecipato e potremo giustiziarlo, e alla fine potremo riavere il nostro vecchio sistema politico- -lei è un genio!- -lo so, lo so, il mio unico sbaglio nella vita è stato quello di far entrare Aktensir in politica, ma ora sto per rimediare-.

Aktensir raggiunse Amber -scommetto che non stai andando in biblioteca per sapere di più sulla cerimonia, vero?- -fino a non sapere per la cerimonia c'hai azzeccato, ma vado lo stesso in biblioteca, devo scoprire qualcosa di più sui Barker- -ah, capito- -è mai possibile che ogni cosa che ti dico cambi espressione come se ci fossi rimasto male?- -è che non me lo aspettavo proprio che Ovis fosse uno di loro. Di solito li riconosco quasi subito i Barker, ma lui era proprio trasformato bene, non aveva nessuna pecca nella trasformazione, nessuna parte del corpo era rimasta di Barker e ancora più scioccante e che neanche i nostri macchinari l'hanno riconosciuto, è proprio bravo a trasformarsi- -quali macchinari intendi?- -quando abbiamo trasferito qui dentro i tuoi simili li abbiamo anche esaminati per vedere se su di loro non ci fossero tracce di magia che potesse averli infettati oppure che Rasfalt avesse usato per spiarci o altri scopi, e quando abbiamo esaminato Ovis, il macchinario avrebbe dovuto subito riconoscere che era un Barker, ma non è successo- Amber capì che Ovis poteva trasformarsi in qualsiasi cosa, ma cos'altro nascondevano i Barker? Doveva scoprirlo e al più presto, Ovis sarebbe potuto ritornare e nessuno poteva prenderselo per sé, lui era suo. Entrarono in una porta dell'altezza di un Carvax, ornata di metalli brillanti, che ad Amber diedero l'idea di preziosi, e con sopra scritto "biblioteca reale, il sapere è custodito qui". Dopo la porta c'era un'ampia scala anch'essa ornata che scendeva a forma di chiocciola -scusa, ma non avete paura che possano distruggere la vostra biblioteca mandando in fumo tutto il vostro sapere?- -Aktensir si mise a ridere -la nostra biblioteca, distrutta? Tu sai che l'edificio al meglio protetto del nostro pianeta è la biblioteca? È comunque queste sono solo copie di una piccolissima parte di tutti i nostri libri- quando ebbero finito di scendere Amber rimase scioccato. La biblioteca era enorme, avrebbe avuto dentro almeno cinquecento milioni di libri. Gli scaffali erano altissimi e I lettori prendevano i libri dagli scaffali più alti usando piattaforme circolari che fluttuavano nell'aria portandoli ovunque volevano. I libri erano suddivisi per lettera e ogni lettera in varie categorie e numerose altre suddivisioni. -mio dio, non immagino tutta la biblioteca- -diciamo che occupa un sesto di tutto il nostro pianeta- le lampade erano molto grandi e notò che qualcosa dentro si muoveva -cosa c'è dentro quelle lampade?- -si chiamano -dove posso trovare un libro sui Barker?- -dipende da cosa cerchi. Un libro con le cose più importanti o uno specifico sulla loro specie?- -quello specifico-
Aktensir prese una di quelle strane piattaforme -aspettami qui- e volò verso uno scaffale, sopra a cui c'era attaccata una targhetta con su scritto -i popoli dell'universo- un Envias passò davanti ad Amber a grande velocità. -ehi tu, se non devi fare niente qui vattene, non vogliamo troppi umani ficcanaso- disse un Envias piuttosto piccolo -È con me Ornil- intervenne Aktensir -oh mi scusi signore non pensavo che...- -non devi scusarti, posso capirti e dopotutto non lo sapevi, ora puoi andare- -si, mio signore- Ornil si volse e se ne andò per continuare il suo lavoro -Amber, questo è il libro. Barker,nascita e sviluppo di quest'oscuro popolo- -grazie- -ma ti dico solo una cosa: non udir quel che il cuor suggerisce, ma segui la strada del pensiero- -io non ti capirò mai- -lo so-.


La tavola da pranzo della fortezza era apparecchiata alla buona, i muri dalla tinta scolorita rendevano ancora più inospitale il luogo le tele dei quadri si stavano staccando.
La dimora dei Carvax era così, sporca malandata e molto rumorosa, infatti quei brutali alieni combattevano fra di loro, si ubriacavano, sputavano e svenivano.
Rasfalt era nel suo studio, ma neanche la sua capacità di insonorizzare le stanze riusciva a coprire la maleducazione e i vizi di quei nuovi, ma peggiori, Carvax. Ogni volta Rasfalt lo diceva tra sé e sé; i Carvax anni fa erano nobili, educati e intelligenti, naturalmente sotto la guida del padre di Volten, ma dopo che salì al potere quest'ultimo le cose cambiarono radicalmente: il tasso di criminalità passò da 5% a 75%, gli eserciti si indebolirono e i soldati stessi divennero indisciplinati e stupidi, solo pochi erano rimasti colti e grandi guerrieri, ma sfortunatamente caddero per colpa degli stolti. L'unico Carvax colto rimasto era Rasfalt, che quando era libero passava il suo tempo su libri di magia cercando di inventare nuove magie o migliorare le sue. Lo studio di Rasfalt era grande;la tinta dei muri era rossa ma ormai non si notava più perché erano ricoperti di fogli, appunti, ricerche e scaffali di libri. Qualcuno bussò alla porta. -chi é?- -sono Alkham- -entra pure Alkh- la porta si aprì ed entrò un Carvax piccolo, sul metro e novanta, denutrito e pieno di tagli e lividi -per favore mio signore non mi chiami Alkh, dei Carvax potrebbero riferire al re e rimproverarla perché ha dato confidenza ad uno schiavo- lo schiavo chiuse la porta. -sono anni che ci conosciamo e nessuno ha mai saputo della nostra amicizia quindi Alkh, stai tranquillo, siediti. E non chiamarmi "mio signore", ma chiamami J, te l'ho sempre detto- -si mio... Ehm volevo dire J. mi potresti curare qualche ferita?- -certo come sempre- Rasfalt pose una mano sul petto di Alkham e quella luce blu ricomparve. Le ferite più gravi stavano lentamente scomparendo mentre quelle piccole rimasero -naturalmente come ben sai non posso curarti del tutto o darai nell'occhio. Questo grande taglio sulla schiena, chi te l'ha procurato?- -è stato Carfer- -io odio quel bastardo, pensa di essere chissà chi, ma é solo un maggiore. Dimmi quel che vuoi, ma domani lo ammazzo- -ma J, non puoi- -io posso fare quel che voglio qui. anche se tutto l'esercito dei Carvax si rivoltasse contro di me sopravvivrebbe solo Volten, perché l'avrei risparmiato per poi ucciderlo dopo con comodo- -stai parlando come i rozzi- -lo so, ma sei mio amico da più di 10 anni e se ti maltrattano, mi faccio prendere dall'ira- -J, posso chiederti una cosa?- -naturalmente, parla- -é vero che c'è un umano che sa usare la magia?- -si, é tutto vero- -e vuoi uccidere anche lui?- -no, voglio solo batterlo, perché quell'umano é grandioso, io...provo gran rispetto per lui-.
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 9:49 am

Bello , secondo me è fatto meglio dei precedenti
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 9:59 am

mi chiedo come fai a leggere così velocemente -.-"
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 10:04 am

I periodi sono estremamente concisi e senza costruzioni grammaticali particolari, il linguaggio è un po' semplicistico e le descrizioni magari rendono poco l'idea della situazione e dei personaggi, ma questo capita nel 90% dei romanzi ormai XD

evita tutti quei periodi che sono composti unicamente da una frase, tenta un approccio più elaborato, con degli incisi magari, così da mantenere la concentrazione sulla lettura senza rischiare di sfociare in null'altro se non un elenco di azioni e reazioni...



se vuoi un consiglio entra di più nella storia, vivi i tuoi personaggi, dagli tratti reali, modi di fare più particolari e meno stereotipati, poi a me non piacciono i racconti di fantascienza quindi su quel punto, intendo naturalmente lo svolgersi degli eventi e l'originalità della storia di per sè, lascio la parola a gente più interessata di me ^^
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 10:04 am

Ora che lo rileggo.......ho saltato una parte XD
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MessaggioTitolo: Re: il mio libro   il mio libro Icon_minitimeLun Ago 22, 2011 10:08 am

ah, altra cosa, magari i dialoghi falli in maniera diversa, così come sono a volte si fa fatica a seguire il filo del discorso.



sarebbe sufficiente distanziarli andando a capo ad ogni risposta, quando si tratta di due interlocutori, quando sono di più sta al narratore chiarire, senza indulgere in banalità come "allora X dice...." "Y risponde...", chi dice cosa all'interno del dialogo ^^
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