Comac era in viaggio, stava accompagnando una qualsiasi delle tante carovane che passano i Monti Grigi, lui essendo un veterano di questo mestiere veniva pagato, come tanti mercenari, per garantire la sicurezza di queste carovane; ma questa lavoro non l’aveva sempre dovuto fare, solamente quando i suoi genitori adottivi erano morti; e suo padre morendo gli aveva sussurrato alcune parole: cioè che lui era stato trovato nei dintorni della loro fattoria e che probabilmente proveniva da una delle tante cittadine vicino ai Monti Grigi. La carovana era in viaggio già da un giorno, verso sera, mentre la maggior parte di loro dormiva, Comac sentì un cupo muggito volse lo sguardo dappertutto, ma dopo tranquillizzandosi, pensò si trattasse solo di un branco di mucche e tori, solamente più tardi si ricordò che da tempo avevano già da tempo sorpassato le fattorie, ma era ormai troppo tardi, un branco di Minotauri saltò fuori roteando le asce grondanti di sangue ancora fresco, i mercenari lenti di riflessi non ce la fecero e subirono in pieno la carica dei minotauri,essi vennero letteralmente calpestati dai loro zoccoli, gli altri tra cui Comac riuscirono a porre una resistenza tale da poter permettere la fuga di due carri gli altri vennero distrutti dalla furia dei minotauri che li mandarono in fiamme. Dopo aver messo abbastanza distanza tra loro e i Minotauri, Comac contò le perdite, senza contare i carri aveva perso dieci uomini, la metà dei mercenari ingaggiati alla partenza, senza contare la perdita di molti viveri. Tutti pensarono che il peggio fosse passato e l’indomani proseguirono, grazie alla loro guida, velocemente e in questo modo guadagnarono un bel po’ di tempo. Fu così fino a quando due giorni dopo, nel pomeriggio, non vennero attaccati da una banda di goblin guidata da uno sciamano; mentre gran parte della banda teneva occupati tutti i mercenari, alcuni goblin rubarono i due carri rimasti alla carovana, accortasi dell’inganno la guida inseguì i goblin mandati in fuga da Comac e i suoi compagni, li stava quasi per raggiungere quando lo sciamano pronunciò una qualche parola che incenerì la guida. Senza carri, senza guida, e affamati i membri della carovana girovagarono a lungo, finché non incontrarono delle mura in rovina, entrarono dentro questo villaggio e dopo un attimo di smarrimento gioirono vedendo che in tutte le case abbandonate c’erano ancora dentro parecchi cibi conservati bene. Quella notte mangiarono bene. Comac insieme ad un altro mercenario fecero un giro della cittadina, stanco si appoggiò ad un muro e cominciò a ricordare quello che aveva sempre cercato di dimenticare e che aveva dimenticato, si ricordo di quando si era separato dai suoi veri genitori che gli avevano detto di scappare, e poi sua madre aveva aggiunto di non tornare mai più. Comac corse più veloce che potesse, e senza un’esitazione, come se conoscesse già la cittadina, finché arrivò in un casa con un giardino si ricordò che lì ci giocava quando era un bambino, ritornò più veloce che poté al punto da cui era partito, ma non trovo il mercenario ad attenderlo, iniziò a prenderlo la paura, continuò a correre per dove avrebbero dovuto esserci i membri della carovana, ma non trovò nessuno, la paura si trasformò in terrore puro, corse a perdifiato fino alle mura della cittadina, ma andò a sbattere contro qualcosa, si rialzò e la vide, una creatura alta come un minotauro, ma con una testa da ratto, il suo sguardo si posò per l’ultima volta nella sua vita su il braccio della creatura più precisamente sulla mano che non aveva, al suo posto c’erano due lame che gli squartarono il petto.