Salve a tutti, ho sempre avuto una grande passione per la scrittura, da poco mi sono sperimentato nel genere fantasy, e grazie ai vostri aiuti spero di riuscire a migliorare,(se vi interessano potete leggerli qui
https://vecchiomondo.forumattivo.com/f51-gli-archivi-di-altdorf )ci tenevo ora a farvi leggere un mio racconto, l'ho scritto qualche mese fa per un compito di scuola, parla di un soldato in trincea durante la prima guerra mondiale:
Io vengo dall’Inferno
Prologo
Benvenuti in un posto sperduto nell’oblio dove il tempo non esiste più…
1917
Cara Rachele,
Ho tanto da dirti, perché è successo tanto, ma anche io ho paura di ciò che sto scrivendo perché è l’informe realtà.
Vorrei andare all’inferno per riprendermi da questo luogo… Qui il tempo non passa mai, vedi la morte in faccia e la sfidi ogni giorno, e hai una cosa che può distruggere eserciti e nazioni… la Paura, la paura di non rivederti, la paura di morire, la paura di vivere un altro giorno in questo mondo… Sono qui da troppo tempo, ho fatto troppo del male, non riconosco più i miei compagni: pregano, sono sconvolti e hanno dei visi distrutti…
Non mi ricordo più del fruscio del vento, non mi ricordo più il sapore della frutta, non mi ricordo più l’abbraccio del sole, non mi ricordo il canto di Dio, non mi ricordo la tua voce, non mi ricordo i tuoi baci…
Ho perso tutto quello che avevo di umano, il pensiero, le poesie, le parole, quel sentimento di gloria, di vittoria e di grandezza che si è dilatato nell’aria.
La paura ci fa impazzire, prende il posto della ragione.
Io ho paura di quel rumore: il rumore della morte che non smette mai, il portatore del fragore eterno, la spada del destino, la freccia della fine: l’Obice.
Ma esiste solamente una cosa ben più spaventosa di quella colossale arma, il silenzio…
…
Quando ero a casa con te, io scrivevo e mi deliziavi con il tuo canto, brevi momenti di perfezione e di quella felicità che raramente si prova quando si è in vita.
Qui non so se sono ancora vivo…
Qui si sentono solo le lacrime di un giovane che toccano la nuda terra quando non si muore. Le giornate qui sono sempre uguali, ci si alza sempre, che tu sia vivo o no, all’alba o al tramonto, non lo sappiamo, perché non c’è distinzione tra giorno e notte, il sole è morto…
Aspettiamo che la morte ci prenda, puoi resistergli ma non puoi scappare. Qui il cibo sa di terra, l’acqua è putrida, la luce ci ha abbandonati. Qui si prega e si uccide e si viene uccisi, nient’altro, la vita continua così da troppo tempo, ormai si è spenta la differenza tra la vita e la morte.
Ma voglio raccontarti cosa è successo un giorno : mi trovavo in trincea con un pugno di compagni, uno di loro puliva il fucile, qualcun altro pregava e qualcuno piangeva, io pensavo, con lo sguardo nel vuoto.
Fumavo, occhi spenti, notte tarda… neanche il tempo di girarmi e la morte, avvolta nel suo mantello color caos li trascinò via con lei…
E rimasi solo… in una trincea senza fine e senza anime…
Correvo, ma non sapevo dove stavo scappando.
E loro sparavano, mi volevano morto… ci sono sempre stato vicino alla morte ma mai più di quegli istanti.
Mentre correvo caddi nel fango, sporco di sangue, non solo in corpo ma anche nella coscienza e mi alzai a stento.
La vista era annebbiata, e sentivo la fine prendermi… ma vidi qualcosa, qualcosa di meraviglioso in un inferno: una colomba.
Ella mi guidò e mi indicò la strada per fuggire, e mentre mi allontanavo gli spari lentamente si dissolvevano nel fresco vento notturno.
Dio mi ha salvato, vedi amore, Dio non si dimentica di nessuno, anche nei posti e nei tempi più bui, ci guiderà insieme fuori da questa guerra, ricordatelo.
Forse è solo merito suo se sono ancora vivo e se forse uscirò da questo terribile incubo.
Tuo padre è nel mio battaglione, fa il cappellano, benedice i moribondi e li assiste fino alla fine, un lavoro ingrato ma bellissimo perché credo che vedere un sorriso nel viso di un mio compagno che ci sta lasciando sia un raggio di luce nell’oscurità più profonda.
Le uniche due cosa che mi tengono ancora in vita sono la paura e te: la paura ha un grande potere ma per me tu sei ancora più grande, sei l’incarnazione di Dio nella mia vita.
Ti parlerei ancora e ancora, per sempre, già mi duole da questo foglio, ma il destino mi chiama… e io devo rispondere.
Vorrei scriverti una poesia, proprio come facevo un tempo, ma ormai non mi ricordo più come si fa.
Se non dovessi tornare fa che il mio ricordo non scompaia con la mia morte, ricordati di me…
Siamo distanti, ma vicini, io ti starò sempre vicino, anche quando me andrò, spero di poter rincontrare almeno un'altra volta, il tuo viso, ascoltare la tua voce, toccare la tua anima…
Se mi ami, amami ancora di più…
Remigioé tratto da una storia vera, che ne dite??