Canto di battaglia
Un tremito nella foresta.
L’erba, le foglie, le piante tutte erano in tumulto, spaventate, arrabbiate.
La tensione stava crescendo. Artigliodorso poteva sentirlo. Ogni abitante di Athel Loren poteva percepire il pericolo. Elfi, driadi, spiriti, piante ed animali al servizio della Foresta, protettrice e protetta, madre e padre, inizio e fine. Il richiamo non poteva non essere ascoltato.
Corsa. Sempre più veloce.
Eccitazione. Sempre maggiore.
Il terreno non poteva rallentarlo, non lui, incarnazione vivente della Foresta stessa. Con l’avvicinarsi del pericolo poteva sentire il potere del male, una massa nera ribollente di pura magia oscura. Odore di morte si mescolava con i profumi della primavera, della vita.
Raggiunto il limitare della radura, vide con disgusto orde di scheletri, spettri ed altre empietà non-morte barcollare, portando rovina alla vita circostante.
Un flebile frusciare, percepito più che altro tramite l’empatia con la natura circostante, gli fece capire che altri avevano risposto all’appello lanciato dalla Foresta. Guardie della Radura, Guerrieri Danzanti, invisibili Guardavia, nonché due potenti cantori degli alberi.
Lentamente l’orda nemica avanzava portando rovina, avvizzendo tutto ciò che toccava.
Non poteva essere permesso altro. All’unisono la foresta esplose: frecce e magie colpirono il nemico da lontano, alberi e spiriti assaltarono i ranghi nemici.
Un vetusto Uomoalbero bloccò il passo ad una torreggiante aberrazione metà lupo metà pipistrello, lo scontro durò giusto il tempo per permettere alle ancelle di Athel Loren di distruggere i lenti e goffi non-morti. Malevoli impossessatisi di alberi morti bloccarono una grossa unità di guerrieri dei tumuli, dando il tempo ad un gruppo di Danzatori di Guerra di circondarli e ghermirli, nulla in quella armata poteva rivaleggiare con l’abilità e l’agilità dei sacerdoti di Loec.
L’imboscata aveva avuto successo, la magia oscura iniziava a vacillare e con essa l’armata nemica. Un urlo di odio e vendetta riecheggiò dall’armata silente ed emerse l’orrore. Né vivo né morto, alto, oscuro ed avvizzito, un’aura di tenebra e morte lo avvolgeva. Il terreno sotto i suoi piedi seccava velocemente, tramutandosi in polvere sterile. Da lui proveniva la nera magia che stava rianimando ancora una volta i morti. Nuovi nemici si stavano alzando in una eterna dannazione per portare rovina ai viventi ancora una volta. Era lui la causa di tutto ciò, era lui da eliminare.
Artigliodorso imbracciò l’arco ed incoccò la Sacra Freccia del Fato, donatagli da Ariel in persona. Come un messaggero di rovina, la salva colpi il principe della morte trafiggendolo, ma la magia oscura che lo circondava era troppo potente. Colmo di rabbia per il fallimento decise di porre fine personalmente alla minaccia e velocemente il suo corpo reagì, divenendo una sola cosa con la foresta. Le gambe si trasformarono in agili zampe di cervo, lunghi artigli crebbero ed un maestoso palco di corna incoronò la folta chioma di edera. Il vampiro fu investito da una furia dall’odor del muschio, primeva come la Foresta stessa, selvaggia come Kurnous stesso. Solo la sua centenaria esperienza poté salvarlo, contrastandola. Nulla poteva rivaleggiare con il potere di un immortale, pensò il non-morto. Di certo non una misera fogliolina come quella.
Però qualcosa non andava. Man mano che lo scontro proseguiva sentiva i suoi arti farsi sempre più pesanti, quasi come se qualcosa lo tenesse legato. D’un tratto vide piccoli spiritelli uscire dal suo attaccante e depositarsi sul suo corpo, piccoli ragnetti che tessevano la tela della sua sconfitta. Con orrore capì che non era una semplice fogliolina, ma l’incarnazione della Foresta stessa. Intrappolato, terrorizzato, inerme, impossibilitato nella lotta cercò di richiamare a sé tutta la magia disponibile per spazzare via il terribile avversario, ma non riuscì ad eguagliare la rapidità di Artigliodorso che lo trafisse con la Lancia del Crepuscolo, creata dal legno della Quercia delle Ere ed intessuta dagli incanti dei Tessimagie più potenti. La lancia trapassò il cuore del vampiro che esplose, abbandonando per sempre il mondo dei vivi.
Con la scomparsa dell’abominio,anche la necromanzia che legava le empie creature cessò. Senza la forza della stregoneria della non-vita, i legami magici si dissolsero e l’esercito nemico fu riconsegnato all’interrotto oblio.
Mentre il silenzio calava nuovamente sulla Foresta, Artigliodorso vide i danni provocati dai nemici. Ci sarebbe voluto tempo per curare i danni causati dalla magia oscura, nonostante ciò i maghi erano già al lavoro aiutati dalle volubili Driadi. La coscienza della Foresta si stava già diffondendo aiutandoli nel loro compito: nuovi germogli stavano nascendo dalle ceneri degli alberi morti, erba e fiori abbellivano nuovamente il terreno spoglio. La radura stava tornando a vivere.
Un’altra minaccia era stata sconfitta.
La vita aveva nuovamente prevalso sulla morte.